La linguistica
I non addetti ai lavori quando sentono parlare di linguistica storcono il naso e pensano a un argomento noioso e non degno di essere preso in considerazione; tutt’al più si limitano a dire che è un qualcosa che riguarda la lingua
Queste noterelle si prefiggono lo scopo — se possibile — di avvicinare anche i più riottosi allo studio (o, se preferite, alla conoscenza) di questa meravigliosa scienza che ci permette di parlare e scrivere senza commettere errori e, per di più, con un certo... tocco.
Sì, ne conveniamo, di primo acchito l’argomento può risultare fastidioso ma, a mano a mano che andiamo avanti con la lettura ci imbattiamo in scoperte che ci invogliano a proseguire perché, come dice Ferdinand de Saussure, «ogni teoria chiara, e quanto più è chiara, è inesprimibile in linguistica; perché (...) non esiste un solo termine di questa scienza che non abbia mai riposato su un’idea chiara».
E non possiamo non essere d’accordo con de Saussure — anche se può sembrare un contro senso — quando vediamo che alcuni linguisti si accapigliano per far prevalere le loro teorie linguistiche. Un esempio per tutti: alcuni sostengono, e noi con loro, che il pronome personale sé deve essere sempre accentato, anche quando è seguito da stesso e medesimo; altri, come è noto, sostengono l’esatto contrario. Chi ha ragione?
Ma torniamo alla linguistica che è, come la definiscono i vocabolari, la scienza del linguaggio. E come ogni scienza moderna, in linguistica, si possono distinguere più campi di ricerca che corrispondono a modi di suddividere l’analisi linguistica.
Insomma, che cosa studia la linguistica? A questa domanda tenteranno di dare una risposta queste modestissime noterelle, per l’appunto. Abbiamo detto che la linguistica è una scienza suddivisa in vari campi di ricerca; vediamo, quindi, questi campi così avremo il quadro completo di tutto ciò che riguarda (e studia) la linguistica.
Questa scienza, dunque, si suddivide in linguistica generale (e in questo campo possiamo metterci la fonologia, la morfologia, la sintassi e la semantica) la quale analizza il linguaggio per accertare i modi generali della sua organizzazione, la sua funzione e la sua posizione rispetto ad altre facoltà dell’uomo.
A sua volta la linguistica generale si suole suddividere in linguistica interna ed esterna; la prima si occupa del funzionamento e dell’evolversi della lingua; la seconda, invece, come dice la stessa parola, dell’influenza del mondo esterno, vale a dire l’influenza della storia e della società sulla lingua.
Abbiamo, poi, la linguistica applicata, che prende in considerazione l’applicazione, appunto, dei vari princìpi linguistici a tecniche particolari: la traduzione, l’uso dei calcolatori, l’insegnamento delle così dette lingue vive; la linguistica storica, il cui fine è la ricostruzione delle fasi antiche di una o più lingue. Rientra in questo campo la linguistica comparata: allorché si vogliono mettere in luce i rapporti fra lingue che appartengono alla medesima famiglia (si pensi alla famiglia indeuropea e a tutte le lingue romanze).
Abbiamo, infine, due campi che potremmo definire moderni: la sociolinguistica e la psicolinguistica. La prima si occupa delle diversità e delle varietà della lingua che si manifestano in rapporto alle differenze sociali, culturali ed economiche degli uomini, quindi della società; la seconda si interessa dei rapporti che intercorrono fra la lingua e il pensiero, studiando i problemi della comprensione del linguaggio, della memoria e dell’apprendimento da parte del fanciullo. In questo caso si potrebbe azzardare il termine di linguistica infantile. Non va dimenticato, inoltre, ed è forse la cosa più importante, il fatto che la linguistica ha strettissimi rapporti con lo studio sistematico dei testi letterari.
Come non ricordare, quindi, la branca della linguistica che va sotto il nome di stilistica? La stilistica cosa è, infatti, se non lo studio dello stile di un autore, di un’epoca, di una scuola? Non sappiamo, francamente, se siamo riusciti nello scopo prefissoci: avvicinare alla lingua i più restii. Ma tant’è.
Abbiamo cercato di essere concisi al massimo per non appesantire il tutto sforzandoci, nel contempo, di essere chiari. Se non ci siamo riusciti confidiamo nel vostro perdono accomiatandoci con una massima di Ferdinand de Saussure: «Il segno linguistico unisce non una cosa e un nome, ma un concetto e un’immagine acustica».
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