Fare la pacchia
Perché si dice è finita la pacchia quando le cose si mettono male? Questo quesito è stato posto da una lettrice ai redattori della Treccani in rete. Hanno dato questa risposta:
«Il termine pacchia è un deverbale di pacchiare, mangiare con ingordigia, usato per indicare una condizione di vita facile e spensierata. L’etimo di pacchiare è incerto, anche se molto probabile è un'origine onomatopeica da collegarsi ad alcune voci dialettali di area settentrionale (il veneto paciar, muovere le mascelle, il milanese pacià e il piemontese pacè, mangiare abbondantemente e con avidità). L’espressione familiare è finita la pacchia, quindi, indica la cessazione, provocata da accadimenti negativi e non voluti, di una condizione di vita favorevole e senza problemi, soprattutto materiali, e l’inizio di una condizione meno fortunata in cui non si può far a meno di faticare ed avere preoccupazioni»
L’etimo di pacchiare non è poi tanto incerto, potrebbe essere il latino pabula, plurale di pabulum (pascolo): un tempo indicava la pastura per gli animali. Gli animali, infatti, hanno la loro pacchia: mangiano e bevono senza lavorare.
L’espressione fare la pacchia, dunque, si usa quando si vuol mettere in evidenza il fatto di aver trovato il modo di vivere bene, di mangiare e bere senza alcuna spesa.
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