Più e però
Due parole, due, sulla congiunzione però e sull’avverbio più. La prima ha due funzioni fondamentali: avversativa, con il significato di ma (è bellissimo, però (ma) è antipatico perché ha un carattere impossibile); concessiva, con il significato di nondimeno, tuttavia (se non desideri vederlo, devi però (tuttavia) telefonargli; infine esprime un valore causale conclusivo e sta per quindi, perciò. Quest’ultimo uso è ormai solo letterario.
Molto spesso è rafforzata da ma e nondimeno con cui concorre a formare le locuzioni ma però e nondimeno però che non sono affatto errate come sostengono alcuni linguisti; abbiamo la testimonianza di due grandi, Dante e Manzoni.
L’avverbio più è il comparativo irregolare di molto e si adopera per la formazione del comparativo di maggioranza e il superlativo relativo: più buono, più intelligente; il più buono, il più intelligente. È tremendamente errato, per tanto, il comparativo più molto.
È adoperato, molto spesso, al posto di maggiore: ci vuole più (maggiore) volontà. Più viene anche usato con il significato di inoltre, ancora, con l’aggiunta di e simili: 250 euro più le spese.
A volte si adopera a mo’ di aggettivo o sostantivo con il significato di la maggioranza, la maggior parte, parecchi: siamo stati insieme più (parecchie) ore; bisogna sentire il parere dei più.
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