Se non vado errato...
Un cortese lettore ci invita a condannare, da questo portale, le espressioni — piuttosto ricorrenti — oltre e non oltre e se non vado errato.
Per quanto attiene alla prima locuzione lo abbiamo già fatto — qualche tempo fa, se non ricordiamo male — in un intervento intitolato La tautologia. Con questo termine, che deriva dal greco e significa ripetizione del già detto, non si intende un pleonasmo (parola superflua) ma una ripetizione, appunto e molto spesso è un vero e proprio errore di grammatica.
È una tautologia, per esempio, il classico requisiti richiesti. Requisito (res quaesita, cosa richiesta) significa già richiesto, come entro significa già non oltre. Gli annunci della Rai sono pieni di tautologie: ... la domanda va presentata ‘entro e non oltre’ il cinque aprile...
Riguardo alla locuzione se non vado errato — che secondo il nostro interlocutore è sballata e va sostituita con se non erro, se non cado in errore e simili — si tratta di una locuzione avverbiale perfettamente in regola con le leggi grammaticali — quindi non condannabile — e adoperata da fior di scrittori. Uno di questi è Giacomo Leopardi, come possiamo leggere in un intervento di Giovanni Nencioni sulla "Crusca": Accademia della crusca
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