L'ablutofobia

«Cortese dott. Raso,
per caso mi sono imbattuto nel suo meraviglioso blog: cercavo una regola grammaticale. Ho visto che risponde anche ai quesiti. Ne approfitto per sottoporgliene uno. Mio figlio, grandicello (10 anni), ha una tremenda paura dell'acqua; tutte le volte che deve fare il bagno sono... dolori: piange e si dimena. La domanda è: c'è un termine per indicare questa
malattia (paura del bagno)?
Ho consultato tutti i vocabolari in mio possesso senza venirne a capo perché, onestamente, non so che voce cercare. C'è, dunque, un termine che fa alla bisogna?
Grazie in anticipo.
Giovanni T.
Forlì
»

Sì, gentile Giovanni, c'è un termine, non registrato da tutti i vocabolari dell'uso perché prettamente scientifico: ablutofobia.
È un sostantivo femminile ibrido perché composto con il verbo latino abluere (lavare) e la voce greca φόβος fobos (timore, paura, panico), letteralmente significa paura di lavarsi.

08-10-2020 — Autore: Fausto Raso — permalink


Alla carlona

Chi non conosce questo modo di dire che vale grossolanamente, alla buona, senza cura, in modo trasandato? Fare una cosa, insomma, senza impegno, approssimativamente, come viene: lavorare alla carlona, vestire alla carlona, studiare alla carlona.
Pochi, forse, ne conoscono l'origine. Vediamola assieme. Carlona, innanzi tutto, è l'adattamento italiano del francese Charlon, nome dato al re Carlomagno, detto, per l'appunto, re Carlone .
Con carlona si intendeva all'antica, alla patriarcale, alla buona in quanto Carlomagno veniva descritto, nei tardi poemi cavallereschi, come un uomo molto semplice, alla buona, quasi rustico.
Un aneddoto spiega magnificamente l'origine dell'espressione. Una mattina Carlomagno aveva invitato a una battuta di caccia — che amava moltissimo — il gotha dell'aristocrazia.
All'ora convenuta tutti i nobili si presentarono agghindati di tutto punto, con completi appena usciti dalle più note sartorie francesi; tutti, insomma, erano vestiti all'ultima moda.
Tra la sorpresa degli astanti, il buon Carlone si presentò, invece, vestito di un abito di taglio contadinesco e di stoffa molto rozza. Da quel momento si disse vestire alla carlona, per vestire alla buona e, in seguito, per estensione, nacque l'espressione fare le cose alla carlona, alla buona, appunto, senza il minimo impegno.

07-10-2020 — Autore: Fausto Raso — permalink


Oggi sta per ieri o per domani?

Ciò che stiamo per scrivere sarà censurato — siamo sicuri — da qualche linguista se, per caso, si imbatte in questo sito.

Intendiamo parlare della locuzione quest'oggi che, a nostro avviso, è errata. Perché? Perché l'aggettivo questo è insito in oggi, non c'è alcun motivo, quindi, di specificarlo.

L'espressione, infatti, è il latino hodie, ovvero hoc die, in questo giorno. Diremo e scriveremo correttamente, quindi, oggi, non quest'oggi. C'è, forse, un oggi che significa domani o ieri?

Oggi è questo giorno, non quello o quell'altro.

06-10-2020 — Autore: Fausto Raso — permalink