Il troppo ammenne guasta la messa

Questo modo di dire di origine proverbiale — oggi relegato nella soffitta della lingua — non avrebbe bisogno di spiegazioni, il significato è, infatti, insito nelle stesse parole: i troppi amen ripetuti, soprattutto nelle messe cantate, rovinano la messa stessa.

L'espressione — adoperata in senso figurato, naturalmente — si riferisce alle persone che ripetono, nei loro discorsi, sempre le stesse cose e, quindi, li rovinano; così come i troppi amen guastano la messa — come faceva rilevare il popolo rompendo gli orecchi (soprattutto nelle messe cantate) e distogliendo, in tal modo, l'attenzione dei fedeli dal sacro rito.

06-08-2020 — Autore: Fausto Raso — permalink


La competenza linguistica

Forse alcuni si imbatteranno per la prima volta in questo termine perché non è trattato in tutti i testi di lingua.

Per parlare e scrivere secondo i canoni linguistici è necessario, ovviamente, farsi capire costruendo frasi, però, in modo appropriato, a seconda dell'argomento, della situazione (in cui ci troviamo) e del ruolo delle persone alle quali indirizziamo i nostri scritti e i nostri discorsi.

Queste tre qualità fanno parte della competenza linguistica.

Per approfondimenti si clicchi qui.

05-08-2020 — Autore: Fausto Raso — permalink


Considerazioni verbali

Considerazioni sull'uso non ortodosso — a nostro modo di vedere — di alcuni verbi, così, come ci vengono alla mente.
Chiamare: è spesso adoperato, soprattutto nel linguaggio sportivo, nel significato di [chiedere, richiedere] (l'attaccante ha chiamato la palla al compagno).
Dimissionare: verbo da evitare, tanto nella forma attiva quanto in quella riflessiva (i vertici aziendali hanno dimissionato il capufficio; il sindaco si è dimissionato). In questi casi i verbi da adoperare correttamente — sempre a nostro modo di vedere — sono: licenziare, congedare, deporre ecc.
Dirottare (propriamente [cambiare rotta]): oggi è invalso l'uso di riferirlo a persone (l'impiegato addetto è stato dirottato in un altro ufficio).
Formare: spesse volte è adoperato in luogo di [rappresentare, essere, costituire] e simili (la famiglia forma la mia ragione di esistere).
Identificare: propriamente vale vedere se due o più persone o cose sono identiche, uguali. Oggi si adopera sempre più
spesso con l'accezione di [accertare, ravvisare, riconoscere] e simili (dopo l'incidente il corpo del ragazzo è stato
identificato dai genitori).

04-08-2020 — Autore: Fausto Raso — permalink