Tranquilli, c'è il ladro
È un vero peccato - a nostro modo di vedere - che i programmi scolastici non prevedano lo studio dell'etimologia, ossia di quella branca della linguistica che si occupa dell'origine delle parole (e nessun docente, per quanto ne sappiamo, si perita di farlo autonomamente). Se c'è una scienza "pura", perché di scienza si tratta, è proprio l'etimologia; questa branca della linguistica ci fa scoprire, oltre tutto, delle cose sorprendenti. Vediamo.
Se apriamo un qualsivoglia vocabolario della lingua italiana alla voce o lemma ladro, leggiamo: chi ruba o compie furti. Bene. Analizzando, però, la parola ricercandone l'etimologia, vale a dire l'origine, scopriamo una cosa a dir poco... sorprendente: il vocabolo su menzionato quando è nato non aveva affatto l'accezione attuale. Analizzare una parola significa ripercorrere la strada che il vocabolo ha fatto, fin dal suo nascere, per giungere a noi. Ripercorriamola, dunque.
Ladro viene, manco a dirlo, dal latino latro, latronis, derivato, a sua volta, sempre dal latino latus, lateris, che significa fianco, lato e in origine designava una persona che camminava a lato, a fianco di un personagio di un certo rango al fine di proteggerlo da eventuali aggressioni di malintenzionati; oggi diremmo che il latro era la guardia del corpo, il cosí detto gorilla, di personaggi in vista. Il contrario, quindi, dell'attuale accezione.
Con il trascorrere del tempo - come si sa - molte parole hanno mutato il loro significato originario e tra queste il latino latro, che ha acquisito l'accezione odierna di... ladro.
Per altre "sorprese" si veda questo collegamento:
Etimo.it - ladro
Crepare dalla bile
Chi non conosce questo modo di dire di uso prettamente popolare e che serve a mettere in risalto l'invidia, la rabbia e altri poco nobili sentimenti che si nutrono nei confronti di qualcuno?
Vediamo ciò che dice in proposito il dizionario BUR.
«La bile è un prodotto della secrezione esterna del fegato, molto importante per la digestione, che si raccoglie parzialmente nella cistifellea. Dato il suo colore giallo verdastro, che all'aria diventa quasi nero, la consistenza vischiosa e il sapore amaro, è stata per lungo tempo considerata una sostanza velenosa. La credenza popolare vuole inoltre che in presenza di fattori negativi quali eccessi d'ira, d'invidia e simili possa accumularsi fino a fare esplodere il sacchetto della cistifellea, portando alla morte. Da questa convinzione sono nati vari termini di uso comune come, per esempio, 'bilioso' e 'fegatoso'. La bile era considerata uno degli 'umori' fondamentali tanto da Ippocrate quanto da Galeno, che la situavano nella milza e le attribuivano una grande influenza sul carattere delle persone, ritenendola causa fisiologica della tristezza e della malinconia.»
Essere un cane da pagliaio
Questa locuzione, forse non molto conosciuta, si adopera per indicare una persona, naturalmente in senso figurato, che inveisce, minaccia, insulta ma che in realtà è... inoffensiva; si dice anche di una persona che chiacchiera, chiacchiera ma non conclude mai nulla.
L'espressione fa riferimento al cane da pagliaio delle fattorie, dove un tempo, di notte, i cani aggressivi venivano affiancati da cani di piccola taglia, molto rumorosi ma completamente inoffensivi i quali, con il loro abbaiare ininterrotto, potevano tenere lontano i malintenzionati.

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