Mezzo ubriaca e tutta nuda

«Cortese dott. Raso,
ho scoperto per caso la sua preziosa rubrica, mi permetta di complimentarmi per il servizio che offre a noi lettori. Mi rivolgo, dunque, a lei per un quesito. Ho letto su un giornale locale che "la donna fermata dalle forze dell'ordine era 'tutta' nuda e 'mezzo' ubriaca". Quel 'mezzo' mi lascia perplesso. Perché 'mezzo' e non 'mezza', trattandosi di una donna?
Grazie in anticipo, se mi risponderà.
Fulvio Q.
Como
»

Quel mezzo, gentile Fulvio, è correttissimo. E la ragione sta nel fatto che mezzo può essere tanto avverbio quanto aggettivo, a differenza di tutto che è solo aggettivo.
Mezzo, dunque, come aggettivo concorda nel genere e nel numero con il sostantivo al quale è preposto: mezza mela; mezzi sigari; mezze pagine; mezzi fogli. Quando, invece, è posposto al sostantivo al quale è unito con una e resta invariato in quanto diventa sostantivo con il significato di una metà: due ore e mezzo, cioè due ore e 'una metà' di un'ora; cinque chili e mezzo, vale a dire cinque chili e una metà di un chilo.
Resta altresì invariato, con valore avverbiale e significato di a metà, quando (mezzo) è unito a un aggettivo per attenuarne il significato: ragazze mezzo matte, cioè matte a metà; la casa era mezzo diroccata, ossia diroccata a metà; le luci sono mezzo spente, spente a metà.
Mezzo ubriaca, quindi, rientra perfettamente nella regola sopra citata. Nell'uso, però, queste distinzioni non vengono osservate, anche se è un errore scrivere, per esempio, le cinque e mezza, in luogo delle cinque e mezzo.

10-10-2018 — Autore: Fausto Raso — permalink


L'elmintofilo

«Gentilissimo dott. Raso,
le sono veramente grato per la sua tempestiva ed esauriente risposta al mio quesito su 'mezzo ubriaca'. Approfitto della sua non comune disponibilità per un'altra domanda. Esiste un termine atto a indicare la persona che ama i vermi? Il mio bambino ci va letteralmente a caccia. Ho cercato nei vari dizionari in mio possesso, ma non sono approdato a nulla. Confido in lei.
Grazie e cordiali saluti
Fulvio Q.
Como
»

Cortese amico, sí, c'è un termine anche se non attestato nei vocabolari: elmintofilo. È tratto da 'elmintologia', la scienza che si occupa dello studio dei vermi.
Dal 'Treccani' in rete: «elminto- [dal gr. ἕλμινς -ινϑος, 'verme']. — Primo elemento di parole composte formate modernamente nel linguaggio scient., che significa 'verme, vermi' o indica comunque relazione con vermi, soprattutto quelli parassiti. Nella terminologia lat. scient., gli corrisponde helmintho-. È usato anche, al plur., come secondo elemento per la formazione di alcuni termini della classificazione zoologica, per es. nematelminti, platelminti, ecc. (corrispondente al lat. scient. -helminthes)».

09-10-2018 — Autore: Fausto Raso — permalink


Sul complemento di specificazione

Vogliamo parlare del complemento di specificazione, definito dai grammatici «un sostantivo che si unisce a un altro nome generico per specificarlo meglio, per meglio determinarne il significato»; è sempre preceduto dalla preposizione di (semplice o articolata) e risponde alla domanda sottintesa di chi?, di che cosa?: abbiamo letto le poesie di Giovanni Pascoli. Come si può facilmente evincere Giovanni Pascoli è il complemento di specificazione. E fin qui, nulla di strano.
Ciò che, probabilmente, molti non sanno è che il complemento di specificazione a sua volta si divide in altri complementi (che non tutti i sacri testi riportano) denominati specificazione dichiarativa, specificazione attributiva, specificazione possessiva. Gli esempi che seguono renderanno il tutto piú chiaro.
Quando diciamo il vizio del bere è dannoso oppure l'albero del melo è fiorito, adoperiamo la specificazione dichiarativa in quanto dichiariamo, appunto, che è dannoso il bere ed è fiorito il melo.
Se diciamo, invece, la vittoria dei nemici o i re di Spagna abbiamo una specificazione attributiva perché nemici e Spagna possono essere sostituiti con un attributo: la vittoria nemica e i re spagnoli.
Il gatto del mio vicino è bello, il libro di Giovanni è interessante sono, invece, complementi di specificazione possessiva — e si intuisce facilmente — perché indicano, per l'appunto, il possesso (il vicino possiede il gatto, Giovanni possiede il libro).
Stavamo per dimenticare la specificazione soggettiva e quella oggettiva. Rimediamo subito. Il lavoro dell'insegnante è faticoso; dell'insegnante, si capisce subito, è specificazione soggettiva. Il vento è foriero di pioggia; di pioggia è complemento di specificazione oggettiva perché la frase si può benissimo trasformare in il vento 'annuncia' la pioggia.
Forse siamo stati un po' troppo pedanti, ma non possiamo sottacere il fatto che molti studenti della scuola di oggi non riescono a cogliere nel complemento di specificazione le varie sfumature, quelle testé viste, appunto. Ciò, a nostro modo di vedere, va a discapito del buon uso della lingua italiana.

08-10-2018 — Autore: Fausto Raso — permalink