Fare una sabatina

Ecco una locuzione — non desueta, ma probabilmente poco conosciuta — che si adopera quando si vuole mettere in particolare evidenza la gola di una persona. In origine voleva dire, infatti, fare una cena molto succulenta dopo la mezzanotte del sabato (donde il nome sabatina).
Nei tempi andati, per aggirare il precetto della vigilia si usava, appunto, fare la sabatina (cena) e questa usanza era particolarmente sentita da coloro che terminavano il lavoro nella tarda serata del sabato.
Leggiamo da Nicola Basile. «Sotto il pontificato di Innocenzo X s'incominciò ogni sabato d'agosto a schiudere il chiavicone che allora era situato sotto la fontana del Moro (a piazza Navona, ndr), e la piazza nella sua parte concava era inondata in men di due ore. E lí gente che guazzava finché le campane annunziavano mezzanotte, che era l'ora della cena detta sabatina».
La grande piazza, ora, non viene piú allagata e l'usanza della sabatina è tramontata, ma il modo di dire è rimasto (anche se poco conosciuto) e si dice di persone, appunto, che amano mangiare e bere smoderatamente.
A questa locuzione si contrappone far la cena di Salvino, cioè orinare e andare a letto. Non sono noti altri particolari di questo modo di dire; non si sa chi fosse tal Salvino e perché si attenesse scrupolosamente a un regime di cosí austera frugalità. L'espressione, comunque, è di uso prettamente popolare.

15-10-2018 — Autore: Fausto Raso — permalink


Festa da ballo? Per carità! Festa di ballo

Probabilmente ci ripetiamo, e nel caso ci scusiamo, ma come dicevano i nostri antenati Latini. Ci riferiamo all'uso improprio, per non dire errato, della preposizione da. La grande stampa, quella, come usa dire, che fa opinione, continua imperterrita a sfornare titoli del tipo nozze da favola, giornata da incubo, festa da ballo e simili.
Bene, anzi male, malissimo: quel da - contrariamente a quanto sostengono alcuni vocabolari e vari sacri testi grammaticali — è errato. Si deve dire «nozze di favola». Perché? Il motivo è semplicissimo.
La preposizione da è adoperata correttamente solo per indicare la destinazione, l'attitudine o l'idoneità di qualcosa: sala da ballo (destinata al ballo); bicicletta da corsa; veste da camera; pianta da frutto ecc.
Il suo uso è scorretto, e occorre adoperare la preposizione di, quando si parla di una qualità specifica di una determinata cosa e non di un'occasionale destinazione. Si dirà correttamente, quindi: festa di ballo; nozze di favola; uomo di spettacolo; notte di inferno e via discorrendo.
Una regola empirica ci aiuta nell'uso del da o del di. Quando il sostantivo che segue la preposizione da può essere sostituito con un aggettivo o si può formare una proposizione relativa, la preposizione da va cambiata in di.
Una vita da inferno, per esempio, può essere cambiata in vita infernale o in vita che è un inferno, in questo caso, quindi, la preposizione da va sostituita con la preposizione di. Ancora. Una notte da favola si può trasformare in una notte favolosa o in una notte che è una favola. Quindi: notte di favola.
Unica eccezione: biglietto da visita. Questa locuzione, benché errata, è ormai una forma cristallizzata nell'uso. Le eccezioni, si sa, confermano le regole.

12-10-2018 — Autore: Fausto Raso — permalink


Esser doppio come le cipolle

Ecco un modo di dire — forse sconosciuto ai piú — che rende magistralmente l'idea di una persona falsa, ipocrita.
Si dice, in particolare, di colui (o colei, ovviamente) che non fa mai capire ciò che realmente pensa, che nasconde sempre qualcosa.
L'origine della locuzione — adoperata in senso figurato, naturalmente — ci sembra quanto mai intuitiva: la persona ipocrita viene paragonata alla cipolla, che si compone di molteplici strati sovrapposti.
E a proposito di cipolla, come non accennare a un altro modo di dire, anche questo, forse, poco conosciuto, ma messo in atto da tutti (soprattutto nelle giornate fredde invernali): coperto come una cipolla?
Si dice cosí, infatti, di una persona che, per ripararsi dal freddo, indossa molti indumenti, uno sopra l'altro. In questo caso, ci sembra evidente, gli indumenti alludono ai vari strati della cipolla.

11-10-2018 — Autore: Fausto Raso — permalink