Laburismo? Meglio laborismo

Da questa rubrica abbiamo sempre condannato l'uso dilagante dei barbarismi, che inquinano orrendamente l'idioma di Dante e Manzoni.
Alcuni, addirittura, vengono adoperati malamente. In proposito il linguista Luciano Satta scrive: «Laborismo è da preferire a laburismo per due ragioni: si associa alla serie italiana ('laborioso', 'laboratorio'); laburismo è inutile perché non riproduce fedelmente la pronuncia inglese (la ou di Labour party non suona proprio u)».

27-09-2018 — Autore: Fausto Raso — permalink


Dal punto di vista...

Chiediamo scusa a tutti coloro che usano nei loro discorsi e nei loro scritti frasi tipo dal punto di vista letterario il libro non è interessante; oppure, dal punto di vista economico il Paese non ha fatto un passo avanti.
Perché chiediamo scusa? Perché frasi del genere ci fanno ridere. È un francesismo ridicolo. Come si può parlare di fatti, di oggetti, di cose che non hanno occhi? Dal punto di vista letterario: dove sono gli occhi? Dal punto di vista economico: dove sono gli occhi? Ci siamo accorti che in questa 'ridicolaggine', purtroppo, alcune volte vi è caduto anche l'estensore di queste noterelle. Cercheremo, in futuro, di fare piú attenzione.
Insomma, a nostro sommesso avviso, la locuzione dal punto di vista si può adoperare esclusivamente riferita a una persona (che ha occhi per vedere e, quindi, per giudicare): Dal punto di vista di Giovanni quel libro non ha nulla di letterario.
Che cosa fare, allora, quando non ci si riferisce a una persona? Cambiare locuzione.Quel libro non è interessante perché non ha alcun valore letterario; oppure: quanto a valore letterario quel libro non è interessante. In quanto all'economia questo Paese non ha fatto un passo avanti; oppure: per ciò che riguarda l'economia questo Paese non ha fatto un passo avanti (o locuzioni simili).

26-09-2018 — Autore: Fausto Raso — permalink


Il perdigiorno, i... perdigiorni

Abbiamo notato che tutti i vocabolari consultati (Treccani, Sabatini Coletti, Gradit, Gabrielli, Garzanti) tranne il DOP, dizionario di Ortografia e di Pronunzia, non contemplano il plurale del sostantivo perdigiorno.
Questo sostantivo, dunque, riferito sia a un uomo sia a una donna, non avrebbe la forma plurale. A nostro modo di vedere ha ragione solo il DOP, che ammette il plurale perdigiorni e dà come forma rara l'invariabilità.
Questo sostantivo, infatti — sempre a nostro modo di vedere — segue la regola del plurale dei sostantivi composti con una voce verbale (perdere) e un sostantivo maschile singolare (giorno). I nomi cosí composti formano il plurale regolarmente: passaporto, passaporti; parafango, parafanghi; coprifuoco, coprifuochi; perdigiorno perdigiorni.
Il plurale, oltre tutto, ci sembra logico: chi bighellona, chi non fa nulla perde i giorni che, inevitabilmente, passano. Quindi: Giulio è un perdigiorno; Pasquale e Umberto sono dei perdigiorni.
Dizionario RAI.it Dimenticavamo. Sempre a nostro modo di vedere, è preferibile non pluralizzare il sostantivo in oggetto quando si riferisce a un femminile, per analogia con ficcanaso, che resta invariato quando non fa riferimento a un maschile: Luigi e Corrado sono dei ficcanasi; Rossella e Mariella sono delle ficcanaso.

25-09-2018 — Autore: Fausto Raso — permalink