Il capestro
Abbiamo notato che alcuni dizionari classificano il sostantivo 'capestro' tra i vocaboli di etimologia incerta, pur provenendo dal latino capistrum. Noi, modestamente, cercheremo di provare che si tratta di un sostantivo deverbale proveniente dal verbo latino capere (prendere). Da questo verbo — con il trascorrere del tempo — è nato, sempre in latino, un altro verbo, intensivo di capere e passato pari pari in italiano, captare e vale, letteralmente, prendere con astuzia, con forza, con accortezza.
Torniamo, ora, al capestro, cioè alla fune per animali. Quando mettiamo il capestro attorno al collo degli animali non li prendiamo con la forza o con l'astuzia? O quando si condanna al capestro un uomo, non si usa, forse, la forza?
E uno scapestrato chi è, se non un individuo senza capestro, cioè una persona che conduce una vita sfrenata, disordinata, priva di regole perché la sua mente non è atta a prendere e, quindi, a contenere le idee? Ma non finisce qui.
Se non abbiamo preso una topica, con capestro si intende anche un abito femminile scollato. E qui attendiamo eventuali smentite dalle gentili lettrici.
Avere l'anello di Gige
Siamo sicuri che — nonostante questa locuzione sia pressoché sconosciuta ai piú — moltissimi amici lettori avranno avuto occasione di conoscere e, forse, di frequentare, loro malgrado, delle persone in possesso, appunto, dell'anello di Gige.
Quest'espressione si riferisce a persone che sono maestre nell'arte di scomparire quando, al contrario, la loro presenza è indispensabile, soprattutto di fronte a una situazione spiacevole. Donde viene questo modo di dire?
Secondo una leggenda narrata da Platone, Gige, ricchissimo re della Lidia (secolo VII a.C.), possedeva un bellissimo anello di ottone che gli consentiva di rendersi invisibile ogni qual volta che lo ritenesse opportuno (per controllare, senza esser visto, l'operato dei suoi collaboratori, NdR).
Si usa, quindi, questa locuzione, a proposito di persone che sembrano avere la stessa prodigiosa facoltà di scomparire di fronte a situazioni 'scabrose': Giovanni ha l'anello di Gige; se n'è andato, è 'scomparso' per non trovarsi invischiato in quella faccenda.
È proprio uno scanfardo...
Cortesi amici lettori, quando siete adirati con qualcuno e volete offenderlo - senza che la vittima se ne renda conto - chiamatelo pure scanfardo.
Il termine, non attestato nei comuni dizionari dell'uso, sta per 'birbante', 'mascalzone','delinquente' e simili.
È un vocabolo, insomma, che si adopera quando si vuole ingiuriare qualcuno, come si può leggere nel vocabolario degli Accademici della Crusca (Google Libri -scanfardo) e in altre pubblicazioni.
È un vero peccato che sia snobbato dai lessicografi. Purtroppo, e ci dispiace veramente, non siamo in grado di risalire all'etimologia.

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