Suturare e saturare

Si presti attenzione a questi due verbi perché molto spesso si confondono. Hanno origini e significato completamente diversi.
Il primo è un verbo denominale provenendo dal sostantivo latino sutura (cucitura) e nel linguaggio medico-scientifico significa chiudere, saldare una ferita.
Il secondo è pari pari il latino saturare (saziare), tratto da satis (abbastanza, a sufficienza).
In senso figurato vale riempire al massimo, colmare e simili: l’aria si è saturata di umidità. Etimo.it - saturo

22-08-2018 — Autore: Fausto Raso — permalink


Inerme e inerte

Ecco altri due vocaboli di uso comune che molto spesso si confondono: inerme e inerte.

Provengono entrambi dal latino, ma con significati diversi: il primo sta per disarmato,
senza armi
: è stato colpito un uomo inerme; il secondo vale inattivo,
immobile, inoperoso
e simili: Giulio se ne stava inerte a osservare la scena.

Per maggiori dettagli diamo la “parola” — come di consueto — a Ottorino Pianigiani: Etimo.it e - inerme Etimo.it - inerte

21-08-2018 — Autore: Fausto Raso — permalink


Tagliare i panni addosso (a qualcuno)

Chi non conosce questa locuzione, che in senso figurato significa criticare, parlar male, fare maldicenza, spettegolare, denigrare (qualcuno)?
L’espressione — è evidente — è un traslato del significato proprio della locuzione: per fare un vestito, il sarto prima prende le varie misure del corpo, poi traccia sulla stoffa, con il gesso, il segno del taglio, infine imbastisce le varie parti e le prova sul corpo del cliente. Durante quest’ultima operazione osserva con la massima cura il suo operato e comincia a tagliare la stoffa qua e là al fine di correggere eventuali difetti.
Allo stesso modo, metaforicamente, coloro che ‘tagliano addosso i panni’ a qualcuno studiano nei minimi particolari la persona sulla quale puntano i loro strali per metterne in evidenza i difetti, le colpe, le debolezze e su queste ‘imbastiscono’ i loro discorsi. Francesco Berni, poeta burlesco e satirico del XVI secolo, ci dà un bellissimo esempio di questo modo di dire: Cantai di lei, come tu sai, l’altr’anno / E come ho detto, e tagliai la vesta / Larga, e pur mi rimase in man del panno. / Però de’ fatti suoi quel ch’a dir resta, / Coll’ajuto di Dio, si dirà ora; / Non vo’ ch’ella mi rompa più la testa.
Anche nel Foscolo abbiamo un altro bell’esempio dell'espressione leggendo l’Epistolario (V, 314): Per quanto gli altri mi taglino i panni addosso, mi resterà sempre intorno la coscienza, il velo trasparente dell’onestà.

20-08-2018 — Autore: Fausto Raso — permalink