Fare le cose con la testa nel sacco

Chi fa le cose con la testa nel sacco? La persona che agisce sconsideratamente, alla cieca, senza ragionare, come se tenesse la testa e, quindi, gli occhi dentro un sacco; cosí facendo non ha, per tanto, la possibilità di vedere ciò che gli succede intorno

. Questa persona, insomma, agisce senza tener conto delle circostanze e delle conseguenze cui va incontro.

13-11-2017 — Autore: Fausto Raso — permalink


Il "ciarlatano"

Il significato "scoperto" di 'ciarlatano" è noto a tutti: imbonitore e, per estensione, imbroglione. In questa sede vogliamo conoscere, invece, il significato "coperto", quello che sta 'dentro' alla parola. Per farlo ci affidiamo a Enzo La Stella.

Non si offendano gli abitanti di Cerreto di Spoleto (PG), ma pare proprio certo che ciarlatano sia antica deformazione di Cerretano. Nel Medioevo, gli abitanti di Cerreto si guadagnavano da vivere questuando per gli ospedali di Sant'Antonio e facendo gli imbonitori di fiera.

In questa professione si gudagnarono una tale reputazione, forse anche per le molte ciarle necessarie a esercitarla con successo, che dovettero accettare, sia pure a malincuore, che il loro etnico si trasformasse in sinonimo di attività girovaga e un po' truffaldina.

Ciarlatano è stato adottato e adattato alla grafia di numerose lingue straniere.

10-11-2017 — Autore: Fausto Raso — permalink


Ma che lingua è?

Facciamo nostro questo bellissimo intervento di Gianni Pardo.

LA PITTRICE CIECA
Un articolo del “Corriere della Sera” (1) è intitolato “Scriviamo ancora italiano? Urge vocabolario”. E infatti il vocabolario avrebbe delle perplessità già per il sottotitolo: “Fra amnesie e sms la lingua evolve. In meglio?” Certamente non in meglio, è la risposta, dal momento che in buon italiano la lingua non evolve ma si evolve.
Ma il meglio si trova nell’articolo, a firma di Maria Luisa Agnese. Questa signora fa pensare a un cieco che dia lezioni di pittura. Infatti gli errori sono tanti che è necessario riportarli sinteticamente.
“Ma come? io che ho sempre…”, con “io” minuscolo; dice che qual’é è sbagliato e dà come versione giusta qual é e non qual è; “il professore di italiano al ginnasio che era anche un poeta corresse…”: sarebbe stato necessario mettere l'inciso fra virgole, per non rendere poeta il ginnasio; il Devoto-Oli è definito bibbia “consolatoria dei miei dubbi”: i dubbi, piuttosto che consolarli, è meglio eliminarli; e a questo serve quell’eccellente dizionario; “ragazzini con penna dubbiosa”, altri con penna stilografica; “nessun numero di telefono a memoria neppure quelli dei parenti più stretti”: dietro “memoria” chi non avrebbe messo una virgola?; “ci siamo arresi a cerimonie di scrittura ultra semplificate”: cerimonie di scrittura?; “qualche giorno fa ero con il fotografo Giovanni Gastel per un’intervista, e ci siamo confortati a vicenda, di recente anche lui era stato assalito dal mio stesso dubbio proprio riguardo a superficie ed era rimasto altrettanto stupefatto della sua incertezza…”: uno stile che fa pensare a quello di un fante sardo della Prima Guerra Mondiale; e non si riportano altre frasi altrettanto bolse per non rendere questa nota troppo lunga; “Le vistose sgrammaticature si potevano perdonare ai sfortunati ragazzini napoletani”: ma si può perdonare a lei, che pubblica nel primo quotidiano d’Italia, il fatto che scriva “ai sfortunati”?Un paio di domande: è un articolo sulla lingua italiana o un articolo che reclama una traduzione in lingua italiana? È un articolo che insegna a scrivere o che insegna a non scrivere affatto, se non si è in grado di farlo?

09-11-2017 — Autore: Fausto Raso — permalink