Un eco? Correttissimo
Ancora una volta dobbiamo denunciare – e ci dispiace – l’ignoranza linguistica di alcuni insegnati e, per giunta, di scuola media superiore. Un docente di un liceo romano ha sottolineato con la fatidica matita blu l’articolo indeterminativo un privo di apostrofo che precedeva il sostantivo eco (un eco) apparso su un componimento svolto in classe da un allievo.
No, gentile amico, eco non è necessariamente femminile – come si ritiene comunemente – perché appartiene alla schiera dei così detti sostantivi sovrabbondanti. Eco, dunque, ha un solo plurale rigorosamente maschile (gli echi) e due singolari, uno maschile e uno femminile (un eco e un’eco).
Il plurale maschile si spiega da sé: tutti i sostantivi in -o (salvo mano) sono maschili e nel plurale mutano la desinenza -o in -i (l’albero, gli alberi; l’eco, gli echi).
Da dove proviene il femminile singolare? Ce lo dice, magistralmente, Ottorino Pianigiani: etimo.it
Il femminile singolare, quindi, si spiega con la provenienza mitologica del vocabolo; quello maschile – e meno usato, per la verità – con la legge grammaticale che, come abbiamo visto, stabilisce che tutti i sostantivi che finiscono in -o sono di sesso maschile.
Ed eco, dal latino echu(m), non fa eccezione. Si veda anche: Mitologia.
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