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Giovan Battista Marino
(✶1569 †1625)
Intenso è l'impegno agiografico nei primi anni Trenta, probabilmente in risposta al consolidamento della politica di Urbano VIII, che caratterizza prepotentemente col suo segno l'intero decennio; seguono infatti nel 1631 la Vita del cavalier Marino di Giovanni Francesco Loredano (la più interessante e la più ristampata, sia da sola, sia nel complesso delle opere del Loredano, sia, dal 1653, nelle ristampe della Lira), nel 1633 la biografia di Giacomo Filippo Camola compresa nella stampa Manelfi della Strage degl'innocenti e nel 1634 quella di Francesco Ferrari compresa nell'impressione Scaglia dello stesso poema.
A queste devono essere aggiunte quella di Giovanni Battista Manso, che l'ha pronta immediatamente dopo quella del Loredano, e che per varii motivi rimane manoscritta e va poi perduta (nel 1803, in una sua vita di Francesco de' Pietri, lo studioso Francesco Daniele sostiene di averla rinvenuta tra le carte del Manso, e di averla depositata nell'allora Regia Biblioteca Borbonica; ma già Carlo Antonio de Rosa la dice colà irreperibile nei suoi Ritratti poetici di letterati napoletani del 1834); e poi, tra quelle tarde e basate su fonti indirette, almeno quella di Lorenzo Crasso nei suoi Elogj (1666); quella di Antonio Bulifon del 1699; e quella tedesca in accompagnamento alla versione della Strage degl'innocenti di Brockes.
«L'Occhiale» dello Stigliani (1627)
Nel 1627 lo Stigliani dà poi alle stampe il suo Occhiale, quasi sicuramente scritto (almeno per la gran parte) e fatto circolare ancor vivente il Marino, in cui si espongono minuziosamente tutti i presunti errori e i difetti dell’Adone; la pubblicazione scatena una delle polemiche letterarie più durevoli e appassionate di ogni tempo in Italia, a cui prendono parte Agostino Lampugnani con un suo Antiocchiale (secondo l'Aprosio la prima opera antistiglianesca in ordine di tempo, ma rimasta manoscritta), Andrea Barbazza con un suo Le Strigliate a Tommaso Stigliani per Robusto Pogommega(1629) con interessanti sonetti ingiuriosi all'indirizzo del materano, cui si possono accostare le Staffilate di Giovanni Capponi (1637); Girolamo Aleandro il Giovane con la Difesa dell'Adone (1629); Gauges de Gozze con un Vaglio etrusco e una Difesa d'alcuni luoghi principali dell'Adone rimasti manoscritti; Scipione Errico con L'Occhiale appannato (1629); Nicola Villani con Uccellatura di Vincenzo Foresi all'Occhiale del cavalier Tommaso Stigliani (1630) e Considerationi di Messer Fagiano sopra la seconda parte dell'Occhiale del cavalier Stigliani (1631); Angelico Aprosio con Il vaglio critico di Masoto Galistoni da Terama, sopra Il mondo nuovo del cavalier Tomaso Stigliani da Matera (1637), Il buratto (1642), L'Occhiale stritolato (1642), La sferza poetica di Sapricio Saprici ... per risposta alla Prima censura dell'Adone del Cavalier Marino fatta del Cavalier Tommaso Stigliani (1643), Del veratro: apologia di Sapricio Saprici per risposta alla seconda censura dell'Adone del cavalier Marino, fatta dal cavalier Tommaso Stigliani (le cui due parti uscirono invertite, la I. nel 1645 e la II. nel 1647); e numerosi altri, tra cui si possono citare Teofilo Gallaccini con sue Considerazioni sopra l'Occhiale, ms., una Difesa dell'Adone di Giovanni Pietro D'Alessandro e componimenti antistiglianeschi a profusione di Giovan Francesco Busenello (La Coltre, ovvero Lo Stigliani sbalzato), Giovan Battista Capponi, Luca Simoncini, Giovanni Argoli e numerosi altri.Tuttavia l’Occhiale ha il pregio, riconosciuto dagli esegeti moderni, di dar conto tempestivo e molto accurato di una gran parte dell'erudizione che il Marino aveva rovesciato generosamente nell’Adone, precisando un'infinità di luoghi classici e meno classici a cui il poeta napoletano si era rifatto ingaggiando col lettore una tacita gara di riconoscimenti dotti. Curiosamente, l'unica opera mariniana che abbia goduto d'ininterrotta fortuna editoriale, fino ai primi del Novecento, è il poemetto sacro La strage degli innocenti.
Opere
Si dà qui di seguito un elenco in ordine cronologico delle opere, comprese anche quelle più tardi stampate in raccolte. Sono riportate unicamente le prime edizioni.Fine XVI. sec., La Canzone dei baci. Il componimento che diede al Marino la fama secondo Tomaso Stigliani costituiva uno scarno volumetto, oggi irreperibile, dov'era accompagnato da una serie di componimenti in lode dell'autore. Fu tradotto in francese da Robert Crampon (parigino, traduttore dall'italiano, segretario del vescovo d'Avranches).
1599, Prologo per una rappresentazione a Nola del Pastor fido di Battista Guarini.
1602m Rime, 2 voll. I. Amorose, marittime, boscherecce, heroiche, lugubri, morali, sacre varie. Parte prima. II. Parte seconda. Madriali canzoni. In Venetia, appresso Gio. Batt. Ciotti.
1607, La Notte, prologo a: Guidubaldo Bonarelli, Filli di Sciro, Ferrara.
1608, Ritratto del serenissimo don Carlo Emanuello, Duca di Savoia. Panegirico. Torino, Al Figino.
1612, Il Rapimento d'Europa ed il Testamento amoroso, idillii. In Venetia, presso Trivisan Bertolotti.
1614, La Lira, 3 voll. I. Rime amorose, marittime, boscarecce, heroiche, lugubri, morali, sacre varie. Parte prima... nuovamente dall'autore purgate corrette. II. La Lira... parte seconda. III. Della Lira... parte terza. Seguono: Poesie di diversi al cavalier Marino.
Marino inaugura uno stile nuovo "morbido, vezzoso e attrattivo" per un nuovo pubblico, distaccandosi così dal Tasso e dal petrarchismo rinascimentale e inoltre da ogni precetto di tipo aristotelico. Questo suo nuovo atteggiamento lo si trova già nelle Rime del 1602, aumentate in seguito, nel 1614, con il titolo di La Lira, per un totale di più di 900 componimenti, in prevalenza sonetti. Si tratta di componimenti di argomento amoroso, encomiastico, sacro, che egli raccoglie sia per temi (rime marittime, rime boscherecce, rime amorose, rime lugubri, rime eroiche, rime sacre) che per metri (madrigali, canzoni). Esse si richiamano spesso alla tradizione classica latina e greca con una particolare predilezione per l'Ovidio amoroso e alla tradizione stilnovista e moderna, esprimendo una forte tensione sperimentale che si orienta in senso antipetrarchista.
1614, Dicerie sacre. Torino, Luigi Pizzamiglio.
Sorta di prontuario di prediche, apprezzatissimo e compulsatissimo da tutti i predicatori a venire; nei singoli, smisurati discorsi, che in sostanza hanno ben poco da fare con la religione, è applicata fino alle estreme conseguenze la tecnica trascendentale della metafora continuata, una specialità mariniana ampiamente imitata durante il Barocco. Si dividono in tre parti: 1. La pittura; 2. La musica; 3. Il cielo.
1615, Il Tempio. Panegirico del cavalier Marino alla maestà christianissima di Maria de' Medici reina di Francia di Navarra. Lione, Nicolò Iullieron.
1615, Canzone "In morte dell'invitiss. e Christianiss. Henrico Quarto", re di Francia, fatta dal cavalier Marino, in: Il Tempio, panegirico, In Macerata, presso Pietro Salvioni.
1616, Il Tebro festante, panegirico in: Fiori di Pindo, Venezia, appresso Gio. Batt. Ciotti.
1616, Epithalami, Parigi, Tussan du Bray. Contiene: 1. La Francia consolata; 2. Il Balletto delle Muse; 3. Venere pronuba; 4. L'Anello; 5. La Cena; 6. Il Torneo; 7. Il Letto; 8. Le fatiche d'Hercole; 9. Urania; 10. Himeneo; 11. Sonetti epithalamici.
1619, "Lettera di Rodomonte a Doralice"... con la risposta del signor Dionisio Viola. In Venetia, appresso Alberto Pietro Faber.
1620, La Galeria distinta in pitture sculture, Milano, Giovan Battista Bidelli.
I. Le pitture. Parte prima, distinta in Favole, Historie, Ritratti (HUOMINI: Principi, Capitani, Heroi; Tiranni, Corsari, Scelerati; Pontefici e Cardinali; Padri Santi Theologi; Negromanti Heretici; Oratori Predicatori; Filosofi, Humanisti; Historici; Giurisconsulti Medici; Matematici Astrologi; Poeti Greci; Poeti Volgari; Pittori Scultori; Diversi Signori, Letterati amici dell'Autore; Ritratti Burleschi. DONNE: Belle, Caste, Magnanime; Belle, Impudiche, Scelerate; Bellicose Virtuose) Capricci. II. LE SCULTURE. Parte seconda, distinta in Statue, Rilievi, Modelli, Medaglie Capricci. Si descrive una grande quantità di opere d'arte, reali e immaginarie. Su segnalano 14 stampe solo a Venezia fino al 1675.
1620, La Sampogna', divisa in idillii favolosi e pastorali, Parigi, Abramo Pacard.
Raccolta di rime divisa in due parti: una composta da idilli pastorali e una in rime boscherecce. L'opera segna il distacco del M. dalla tematica amorosa, eroica e sacra, a favore di quella mitologica e pastorale.
1623, L'Adone In Parigi, presso Oliviero di Varano, alla strada di san Giacomo alla Vittoria. In-folio, [12 cc.] 575 [-6] pp., su 2 colonne.
L'opera descrive con molte digressioni la tenue favola delle vicende amorose di Adone e Venere; è considerato il più lungo dei poemi importanti in lingua italiana, pur risultando non molto più lungo dell’Orlando furioso dell'Ariosto e rimanendo per lunghezza inferiore ad alcune curiosità come il Cicerone del Passeroni o La corneide del Gamerra. Il testo è composto da 5.183 ottave, per un totale di 40.984 versi (contro i 39.736 del Furioso). Dedicato a Luigi XIII di Francia e alla madre del re, Maria de' Medici, è composto da 20 canti in ottave ed è preceduto da un proemio, scritto sotto forma di lettera; inoltre il testo è anticipato dalla prefazione del critico francese Jean Chapelain, che per primo propose l'interpretazione del 'poema heroico' come "poème de paix", contrapposto all'epica tradizionale, che invece canta della guerra.
1625, "La Sferza". Invettiva ai quattro Ministri della Iniquità. Parigi, Tussan du Bray.
1626, "Il padre Naso". Con le sue due Prigionie di Napoli, e di Torino. Con un sonetto sopra il Tebro, et tre canzoni, cioè, Fede, Speranza, e Carità. Parigi, Abramo Pacard.
1626, "La Murtoleide", fischiate con la Marineide risate del Murtola. Aggiuntovi le Strigliate a Tomaso Stigliani, e l'Innamoramento di Pupolo, e la Pupola, et altre curiosità piacevoli. Francoforte, Giovanni Beyer.
1626, Il settimo canto della "Gierusalemme distrutta", poema eroico... aggiuntovi alcune altre composizioni del medesimo. Con La ciabattina pudica e La bella gialla, canzoni d'incerto. In Venetia, appresso Girolamo Piuti.
1627 Lettere... gravi, argute, facete e piacevoli, con diverse poesie non più stampate. In Venetia, appresso il Baba.
Piacevoli per il lettore moderno, sono documento eloquente della sua esperienza artistica e umana. In esse smentisce l'accusa di sensualità fatta alla sua poesia spiegando che essa non era altro che la risposta alle aspettative della classe dirigente, come si può leggere in una delle lettere al duca Carlo Emanuele I. Di grande virtuosismo le lettere a Ludovico San Martino d'Agliè sulla prigionia torinese e quelle a Lorenzo Scoto sull'arrivo in Francia.
1627, Extravaganti, col titolo Rime nove... cioè canzoni, sonetti, madrigali idillii. Aggiuntivi alcuni sonetti di diversi, con gli Affetti lugubri di Fortuniano Sanvitali in morte dell'istesso... Lettera di Rodomonte a Doralice... con la risposta del signor Dionisio Viola. 2 voll. In Venetia, appresso il Ciotti.
1628, Argomenti... con una lettera all'autore nell'Erocallia di Giovan Battista Manso, Venezia.
1632, Strage degl'innocenti. Napoli: Ottavio Beltrano.
Poema sacro in 4 libri, in ottave (I. Il sospetto d'Erode; II. Il conseglio de' Satrapi; III. Essecutione della strage; IV. Il Limbo). Ebbe un successo secolare; si contano 14 stampe veneziane tra il 1633 e il 1685 (e forse oltre), e poi stampe a Macerata (1638), Ronciglione (1706), Napoli (1711), Amburgo (1715, con la vers. tedesca), Bassano (1750), Vienna (1768). Oltre ad ispirare John Milton per il suo Paradise Lost (in particolare per la figura di Satana), ebbe diverse traduzioni: Richard Crashaw trasportò in inglese, ampliandolo, Il sospetto d'Erode, mentre integralmente tradussero l'opera Nicola Giuseppe Prescimone (in latino, Innocentium cladis Nic. Jos Prescimonii traductio, Panormi 1691; ma le versioni latine furono diverse), Barthold Heinrich Brockes (in tedesco, Verdeutscher Bethlemitischer Kinder-Mord, con una Vita del Marino, 1715), Canut Bildt (in svedese, Göteborg 1740) e l'abate Souquet de Latour (con testo it. a fronte, Parigi 1848).
[1633], Invettiva contro il vitio nefando, in: Strage degl'innocenti, In Venetia, Presso Giacomo Scaglia, s.d. (ma dedica datata "5. agosto 1633").
[1633], Scherzi del cavalier Marino al "Poetino", con la Risposta, in: v. sopra.
[1633], Discorso accademico per l'Accademia degli Oziosi di Napoli, in: v. sopra.
Un certo numero di opere pornografiche che vanno sotto nome del Marino è tuttora rinvenibile in alcune biblioteche; eccettuando scelte antologiche con titoli arbitrarii e manipolazioni, l'attribuzione è incerta e le indicazioni tipografiche sono spesso false. Nel XVIII secolo e a metà e fine XIX secolo sotto il titolo di Tempietto d'amore furono pubblicati alcuni idillii (di fattura squisita; probabilmente ad esse si riferiva il Settembrini definendole le sue "migliori per arte") con protagonisti personaggj storici (Antonio e Cleopatra), dèi, c. Senza data e senza indicazioni tipografiche è una stampa sicuramente secentesca dal titolo La Cazzaria del C[avalier] M[arino], Persuasiva efficace per coloro che schifano la delicatezza del tondo, 4 cc. in-8°, con ritratto.
Esiste addirittura una stampa di Novelle piacevoli del K. Marino, edita in "Citera, nella tipografia d'amore", dell'anno 1700, alcune volte ristampata; ed è interessante perché, a parte le ristampe della Strage, per tutto il XVIII secolo le opere del Marino sono state completamente trascurate dall'editoria (ma permangono dubbii di paternità che non sono mai stati sciolti e di cui la critica attuale non pare occuparsi). Altre opere o blasfeme o pornografiche sono accluse nei fascicoli dell'Inquisizione (sonetti sulla natura solo umana del Cristo, un lungo componimento sulla "Francesca Piselli... p. errante", sicuramente cinquecentesco e fors'anche aretiniano), ma sono praticamente tutte false, come appurato dalla Carminati, anche perché troppo rozze per essere di mano del Marino.
Altro è il caso dell'Anversa liberata, epica in 3 canti, in sé notevolissima ma d'impronta manieristica e con nessun rapporto stilistico con l'opera nota del Marino, e a lui attribuita nella copia manoscritta pervenuta; nel 1956 è stata data alle stampe da Fernando Salsano. Non ci sono, ovviamente, tracce dell'opera a livello documentario; ma non è nemmeno sufficiente ritenere decisivo il suo silenzio circa un vero e proprio poema eroico nei lunghi anni in cui se ne aspettava una prova da parte sua, dato che il "silenzio epico" del Marino poteva essere dovuto anche a precise scelte di carriera, non necessariamente da tutti capìte a fondo.
Altro ancòra il caso delle ottave Il pianto d'Italia, falsamente attribuite al Marino durante il XIX secolo e testimonianza d'un impegno "patriottico" di cui il Marino altrove non dà nessuna prova, di fatto opera di Fulvio Testi (ma confusioni tra l'uno e l'altro, con qualche sospetto di reciproco furto, ci furono già all'epoca). Infine, un vero work in progress è l'epistolario: la stampa del 1627 riportava 80 lettere del Marino, più 3 missive di ammiratori (Achillini, Preti, G. Scaglia, Busenello), più la "lettera aperta" del Busenello Al Cavalier Marino; dopo le stampe secentesche fu ripresa da Borzelli e Nicolini, che grazie a studii d'archivio poterono aggiungere altre lettere (in specie del periodo napolitano, e dunque degli ultimi del XVI secolo) alla loro stampa dell'Epistolario Laterza del 1911. Quindi, grazie ad altri ritrovamenti, si salta al 1966 dell'edizione di riferimento, a cura di Marziano Guglielminetti per Einaudi, che raccoglieva allora tutte le lettere reperite. Altri ritrovamenti, dovuti a diversi studiosi (tra cui Giorgio Fulco), sono seguìti nel corso del tempo, senza però, ad oggi, incoraggiare un'ulteriore e più completa edizione.
Fonte: Wikipedia, l'enciclopedia libera
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