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Ignazio Silone
(✶1900 †1978)
Il riconoscimento della critica
Il 1965 è l'anno di pubblicazione di Uscita di sicurezza. È questa l'opera che inizia a dargli i primi reali riconoscimenti della critica italiana. Lo scrittore, sin dai tempi di Fontamara, apprezzatissimo e valutato positivamente all'estero, non aveva avuto che scarni riconoscimenti in Italia dove la critica lo bollava abbastanza sbrigativamente come autore della letteratura del "fuoriuscitismo" e incline ad un'attitudine moralistica e dallo scarso valore artistico.Con Uscita di sicurezza, che si presenta come una sorta di "diario politico" ci si rende conto di avere a che fare con un personaggio diverso e non mancano le autocritiche di chi in passato lo aveva osteggiato.
A quest'opera di riabilitazione, ancorché tardiva, sfuggono tuttavia gli intellettuali di ispirazione marxista che, nonostante la coraggiosa presa di posizione in favore di Silone di Carlo Bo, non gli consentono di prendere parte al Premio Viareggio di quell'anno; significativa è la frase che, secondo alcuni, avrebbe pronunciato il presidente del premio letterario, Leonida Répaci che, parlando di Uscita di sicurezza e caldeggiando la sua esclusione dal premio letterario, avrebbe affermato espressamente: «Non si può premiare un libro che offende la memoria di Togliatti».
Molto più benevoli rispetto al passato si dimostrano invece i critici di ispirazione cattolica, che accolgono l'opera se non altro con compassata assenza di preconcetti. All'estero invece si continua ad osannare lo scrittore abruzzese; così parla di Silone nel 1969, Irwing Howe:«Ogni sua parola sembra avere una qualità speciale, un'impronta di fraterna, disincantata umanità. È veramente un po' un mistero che la critica letteraria con tutte le sue solennità, non ha mai ben penetrato: che un uomo, scrivendo così semplicemente e senza pretese, possa far sentire come inconfondibilmente suo tutto ciò che pubblica» e lo elogia anche Bertrand Russell accostandolo alle grandi personalità italiane di sempre.
A testimoniare il grande senso di autonomia del pensiero siloniano, ecco quanto il pescinese scrive in Uscita di sicurezza, a proposito del concetto di libertà, in lui sempre molto forte, sino a sfiorare per alcuni versi l'anarchismo:
«La libertà... è la possibilità di dubitare, la possibilità di sbagliare, la possibilità di cercare, di esperimentare, di dire no a una qualsiasi autorità, letteraria artistica filosofica religiosa sociale, e anche politica.»
Nel 1966 riceve la laurea honoris causa a Yale, negli Stati Uniti e sempre in quell'anno la RAI manda in onda una riduzione teatrale di Ed egli si nascose e un telefilm tratto da La volpe e le camelie. La popolarità di Silone, dopo anni di ostracismo, inizia a lievitare.
Il Super Campiello
Ma la consacrazione definitiva di Silone in patria, ancorché tardiva, giunge con il 1968, anno in cui esce L'avventura di un povero cristiano, il suo ultimo libro pubblicato in vita. Si tratta di uno scritto che reinterpreta, attualizzandola, la vicenda di Celestino V, il papa del "gran rifiuto" dantesco. Per approfondire le vicende del papa-eremita, Silone aveva lavorato alacremente per oltre un anno nel suo Abruzzo, tra Sulmona, Avezzano, L'Aquila e Pescasseroli con ricerche di documenti d'archivio e nonostante alcuni seri problemi di salute (fu ricoverato anche in ospedale).Nella prima parte del libro lo scrittore pescinese ricostruisce proprio il suo percorso in terra d'Abruzzo, di cui decanta il sentore di quella purezza dell'ideale cristiano cui si sente profondamente legato. Così Silone descrive la Majella, il monte che fece da scenario alle vicende di Pietro Celestino, narrate nel libro:
«La Maiella è il Libano di noi abruzzesi. I suoi contrafforti, le sue grotte, i suoi valichi sono carichi di memorie. Negli stessi luoghi dove un tempo, come in una Tebaide, vissero innumerevoli eremiti, in epoca più recente sono stati nascosti centinaia e centinaia di fuorilegge, di prigionieri di guerra evasi, di partigiani, assistiti da gran parte della popolazione»
L'avventura di un povero cristiano è un successo editoriale e di critica e grazie al libro Silone vince nel maggio del '68, a Udine, il Premio Moretti d'Oro e il 3 settembre gli viene conferito a Venezia il Super Campiello. Lo scrittore, colpito ancora da un'indisposizione non può presenziare alla cerimonia di premiazione all'Isola di San Giorgio, ma si collega da casa grazie alla RAI.
La critica è quasi unanime nel considerare l'ultimo lavoro letterario prodotto come il punto più alto dell'intera produzione siloniana; la stampa comunista sembra invece continuare ad ignorarlo. Il libro riceverà, 4 anni dopo la morte dello scrittore, anche il Campiello d'Oro dei vent'anni (1982).
Il 31 agosto 1969 l'Avventura trova la sua dimensione teatrale, peraltro presente volutamente nel testo, con la messa in scena del dramma celestiniano a San Miniato; seguirà una seconda rappresentazione il 21 gennaio 1971 ad Ancona.
Ma il 1968, anno di successi personali per Silone, oltre che di stravolgimenti politici che non lasciano indifferente lo scrittore, è anche l'anno in cui si chiude l'esperienza di Tempo presente che, per difficoltà economiche, sospende le sue pubblicazioni.
Gli ultimi anni
Il 19 marzo 1968 Silone è insignito del Premio internazionale di letteratura a Gerusalemme; l'anno seguente, in occasione del suo settantesimo compleanno, riceve numerose attestazioni di stima con articoli sui principali quotidiani italiani, con la pubblicazione di saggi e studi sullo scrittore e con un numero speciale della rivista Il Dramma che raccoglie testimonianze di scrittori e intellettuali di tutto il mondo e su cui lo stesso Répaci che, anni prima gli aveva negato il Premio Viareggio, ora dice di lui:«è uno dei massimi scrittori d'oggi ed è una vergogna l'averlo tenuto per decenni nell'ombra».Gli viene conferita la laurea honoris causa all'Università di Tolosa con la seguente motivazione: «aver anticipato con la sua opera i problemi giovanili del maggio parigino»; a Parigi gli viene conferito nel 1971 il premio mondiale della letteratura "Del Duca" ma, dopo la premiazione è colto da malore e viene ricoverato. I suoi problemi di salute, aumentati a partire dal 1972 non gli consentono più frequenti spostamenti dalla sua casa romana di via Villa Ricotti dove vive con la moglie Darina, ma nonostante ciò continua a partecipare a dibattiti intellettuali e a scrivere.
Nel 1974 viene pubblicato su Oggi e domani, rivista pescarese, un suo racconto dal titolo Vita e morte di un uomo semplice. Nel 1977 è colpito da un'altra grave crisi del suo male, ma la moglie Darina lo porta a Fiuggi ed il peggio viene scongiurato. Nello stesso anno Silone inizia a scrivere il suo nuovo romanzo, Severina, una storia di una ragazza orfana allevata in un convento che assiste ad una corteo operaio in cui viene ucciso un manifestante. Ma lo scrittore non riesce a completare il romanzo; dopo il suo ritorno a Roma infatti, Silone si aggrava ed il viaggio verso la clinica Florissant di Ginevra sarà l'ultimo della sua vita.
Il 22 agosto 1978 Ignazio Silone muore nella clinica ginevrina e due giorni dopo le sue ceneri vengono trasportate a Pescina per essere poste nella tomba di famiglia. L'anno successivo le ceneri dello scrittore sono collocate nel luogo dove riposano tuttora, per adempiere alla sua richiesta:
«Mi piacerebbe di esser sepolto così, ai piedi del vecchio campanile di San Berardo, a Pescina, con una croce di ferro appoggiata al muro e la vista del Fucino, in lontananza.»
Aveva detto qualche anno prima, in un'intervista in cui gli era stato chiesto se avesse paura della morte:
«No. Le sono stato varie volte molto vicino perché la mia salute non è mai stata molto forte. Sì, ho avuto dei momenti in cui le sono stato assai vicino. Non ne ho paura. È una realtà che fa parte dell'insieme degli altri problemi sul significato della vita. Chi pensa seriamente al significato dell'esistenza non può non pensare anche alla morte che è la fine dell'esistenza.»
Tre anni dopo la morte del marito, nel 1981, Darina Laracy porta a termine il lavoro di revisione e completamento dell'ultimo romanzo, Severina, e lo dà alle stampe.
Fonte: Wikipedia, l'enciclopedia libera
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