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Lorenzo de' Medici
(✶1449   †1492)

La rinascita di Pisa
Sotto il governo di Lorenzo, la città di Pisa (conquistata dai fiorentini nel 1406) manifestò i primi segni di rinascita dopo un lungo periodo di stagnazione e di crisi dovute alle misure restrittive imposte dalla Firenze degli Albizi. Lorenzo si accorse che era necessario ridare alla città, unico porto della Repubblica, una serie di benefici che ne facessero ripartire l'economia e la vita sociale: la costruzione di nuovi edifici civili e pubblici, la riapertura dello Studio nel 1473 e l'incoraggiamento dell'attività marinara (basti ricordare il trattato commerciale che Enrico VII d'Inghilterra stipulò con Firenze, rendendo la città il fulcro degli scambi tra Inghilterra e Italia. La gestione di buona parte di questi interventi fu il frutto della collaborazione di Lorenzo Morelli, Filippo dell'Antella e di Piero Guicciardini che nel 1491, dopo aver assunto poteri straordinari all'interno del consiglio dei settanta di Pisa, cominciarono un'opera di ricostruzione, resa infruttuosa dalla morte di Lorenzo il Magnifico l'anno seguente.

Gli ultimi anni (1488-1492)

Girolamo Savonarola
Gli ultimi anni di Lorenzo furono contrassegnati sì dalla stima e dalla gloria politica, ma anche dalla severa censura morale che, a Firenze, si stava diffondendo a causa del domenicano Girolamo Savonarola. Ferrarese di origine, il Savonarola fu chiamato in un primo momento nel 1482 dal Magnifico, attratto dalla sua fama di abile oratore. Davanti però agli insuccessi iniziali che il frate raccolse, il Savonarola fu allontanato per sei anni da Firenze, città a cui sarebbe stato nuovamente destinato nel 1490 per l'insistenza di Lorenzo. Le motivazioni del richiamo da parte del Magnifico sono da addurre all'influenza del filosofo neoplatonico Giovanni Pico della Mirandola, fortemente attratto dalle tematiche catartiche e apocalittiche sviluppate durante i soggiorni bolognesi e ferraresi di quegli anni. Il ritorno del frate (che diventerà nel 1491 Priore del Convento di San Marco) segnò un inizio di turbamento emotivo per il Magnifico, accusato di essere il corruttore dei costumi fiorentini con il suo paganesimo classicheggiante e di aver soppresso le libertà repubblicane. Nonostante ciò, Lorenzo rimase sempre imperturbabile di fronte all'inflessibilità morale del domenicano, del quale condivideva, probabilmente, la necessità di riforma della Chiesa.

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Il declino e la morte
Già dalla seconda metà degli anni '80, la salute di Lorenzo (ancora trentenne) cominciò lentamente e inesorabilmente a declinare a causa dalla piaga ereditaria della famiglia Medici, la gotta. Cercò sempre più di trovare refrigerio e salute nelle terme toscane, ma con scarso successo. Ormai vedovo da alcuni anni (Clarice era morta il 30 luglio 1488), nella primavera del 1492 Lorenzo ebbe il tracollo definitivo. Benché non avesse un forma grave quale quella del padre Piero, Lorenzo andò incontro alla morte in così giovane età a causa della gangrena causata da un'ulcera, sottovalutata dai medici l'anno precedente, complicanza che causò un rapido deterioramento fisico. Infatti, si ritiene che la causa diretta della morte fosse dovuta alla perforazione dello stomaco e ad una peritonite. Trasportato alla Villa di Careggi, Lorenzo il Magnifico, dopo aver cercato di ragguardire suo figlio Piero sulle misure da prendere per la gestione della politica interna ed estera di Firenze, si spense all'età di soli 43 anni (8 aprile), circondato dai suoi amici più cari (tra i quali Giovanni Pico della Mirandola e il Poliziano), dai parenti e con i conforti religiosi impartiti proprio dal Savonarola.

I funerali e la sepoltura
Gli Stati Italiani nel 1494, alla vigilia della discesa di Carlo VIII di Valois, re di Francia. L'incapacità del figlio di Lorenzo, Piero il Fatuo, e le ambizioni di Ludovico il Moro causarono lo sconvolgimento della politica dell'equilibrio di Lorenzo.

La scomparsa del Magnifico lasciò i fiorentini in uno stato di sgomento e, in parte, di dolore. Il 9 aprile, la salma del Magnifico fu portata nel Convento di San Marco per il rito funebre (voluto senza pompa, secondo quanto richiesto dallo stesso Lorenzo), e poi deposta nella Sagrestia Vecchia della Basilica di San Lorenzo, la chiesa di famiglia. Solo decenni più tardi, le spoglie sue e del fratello Giuliano furono traslate nella Sagrestia Nuova, in un sarcofago preparato da Michelangelo stesso.

Le conseguenze politiche della sua morte

«Natura non produrrà mai più un simile uomo»
(Caterina Sforza, signora di Imola, appena seppe della morte di Lorenzo il Magnifico)

L'esclamazione della Signora di Imola, oltre a rimarcare la liberalità del defunto, vuole anche sottolineare la gravissima perdita, per l'Italia, del più abile politico italiano, sentimento condiviso anche dagli altri principi italiani. Lorenzo, infatti, fu capace di mantenere in piedi la Lega Italica creata dal nonno Cosimo quasi quarant'anni prima, evitando guerre di cui avrebbero potuto approfittare le potenze straniere. Infatti, il successore di Lorenzo, Piero, non si dimostrò all'altezza nel gestire la grave situazione, governando con alterigia e assumendo un atteggiamento servile davanti alla minaccia di Carlo VIII, re di Francia. Piero, nel 1494, fu così costretto a lasciare Firenze, mentre l'Italia precipitava nelle guerre d'italia.

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La Firenze laurenziana

Il "Magnifico" Lorenzo: storia di un termine

L'appellativo con cui Lorenzo è passato alla storia, cioè quello di Magnifico, ha una forte connotazione filosofica che affonda le proprie radici nella cultura classica greca e latina. Delineata già da Aristotele nella sua Etica Nicomachea, la Magnificenza fu filtrata dal pensiero cristiano di Tommaso d'Aquino. Pertanto, la Magnificenza diventa la pratica dell'esercizio della ricchezza personale finalizzata allo sviluppo del bello e dell'utile per la propria comunità, come delineato già dal Ficino e da Cristoforo Landino. Appunto per questo, la promozione delle arti a Firenze e la sua politica di esportazione dei brillanti artisti, quali Leonardo da Vinci, era una politica di potenza e di splendore che accresceva l'importanza politica della città toscana. A ciò si aggiunge che il titolo di "Magnifico", in relazione a Firenze, era proprio dei Gonfalonieri, carica che Lorenzo non ricoprì ma che si guadagnò grazie alle virtù messe in mostra col suo operato.

Il circolo degli intellettuali. L'Accademia neoplatonica

Delineare brevemente quanto abbia avuto importanza l'impronta culturale voluta dal Magnifico non è impresa semplice. Lorenzo arrivò, infatti, ad incarnare il significato stesso del Rinascimento: liberale, gaudente, accorto, intelligente e votato sinceramente alla missione umanistica, Lorenzo invitò letterati ed artisti presso il palazzo di famiglia in Via Larga (l'attuale Palazzo Medici-Riccardi), ospitandoli talvolta anche nelle altre ville medicee durante le sue trasferte. Il nutrito gruppo di letterati e umanisti che frequentarono la sua casa fu vario ed eterogeneo: si va dal platonismo di Cristoforo Landino e di Marsilio Ficino all'eclettismo di Pico della Mirandola, per poi passare dalla filologia preziosa ed erudita di Angelo Poliziano al realismo comico-toscano che aleggia nel Morgante di Luigi Pulci. Quest'eterogeneità è dovuta, come si vedrà più ampiamente in seguito, alla versatilità stilistico-retorica del Magnifico stesso, attento e curioso verso ogni ramo dello scibile umano e delle tendenze letterarie del rinascente volgare. Fu infatti il Magnifico, consigliato dal Landino e dal Ficino, a ridare forza e vigore all'Accademia neoplatonica di Careggi, già fondata dal Ficino stesso nel 1462 su incarico di Cosimo de' Medici. Nei consessi filosofici che si tenevano a Careggi, organizzati secondo un modello accademico moderno, si sedevano al tavolo non solo Ficino, Landino e Poliziano, ma anche gli stessi Giuliano e Lorenzo de' Medici, instaurando così una singolare comunione spirituale ed intelletturale tra i "protetti" e i "protettori". Difatti, furono assai stretti i rapporti d'amicizia tra Lorenzo con i dotti e gli umanisti che frequentavano la sua cerchia, affidando al Poliziano incarichi relativi alla vita domestica di casa Medici. Questi per esempio, negli anni '70, ricoprì il ruolo di educatore dei suoi figli fino al 1479, quando l'umanista ebbe violenti screzi con Clarice Orsini sull'educazione dei figli, che lo costrinse ad allontanarsi da quel ruolo

Fonte: Wikipedia, l'enciclopedia libera

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