Indietro Indice Autori Italiani

Lorenzo de' Medici
(✶1449   †1492)

Lorenzo mecenate

Gli edifici pubblici
Lorenzo, consapevole che il suo potere si basava sul consenso e sul beneficio che la sua persona poteva arrecare a Firenze, si distinse nella costruzione di numerose opere civili volte a guadagnarsi il sostegno collettivo. Membro, a partire dal 1470, della commissione (chiamata degli Operai del Palagio) incaricata di rinnovare l'assetto artistico di Palazzo Vecchio, Lorenzo continuò fino alla fine della sua vita ad interessarsi dei progetti urbanistici e artistici volti ad ornare Firenze. Patrocinò la ristrutturazione del Quartiere intorno al Battistero di San Giovanni, commissionò la Sagrestia Vecchia, offrì contributi al restauro di chiese (si ricordi in particolare il bando per ornare la facciata di Santa Maria del Fiore nel 1491) e costruì palazzi importanti dal sapore brunelleschiano-albertiano.

Gli artisti di Lorenzo
L'intensa attività come cultore dell'arte permise al Magnifico di entrare in contatto con i maggiori artisti del tempo: Antonio Pollaiolo, Filippino Lippi e Sandro Botticelli lavorarono per lui, venendo ora usati come addobbatori delle sue feste, ora come diffusori della cultura figurale fiorentina al di fuori dei confini toscani. Il Magnifico protesse, oltre ai pittori, anche lo scultore Andrea del Verrocchio (che realizzò il Cenotafio di Niccolò Forteguerri sul Duomo di Pistoia) e l'architetto Giuliano da Sangallo, promotore di quell'eclettismo usato per i lavori pubblici e volto al recupero delle antiche villae romane, base stilistica per la Villa di Poggio a Caiano. In campo musicale, il Medici fu protettore e compagno del compositore fiammingo Heinrich Isaac, che istruì i suoi figli. Preoccupazione di Lorenzo fu anche quella di promuovere la nascita delle future generazioni di artisti fiorentini, fondando, nel Giardino di San Marco, la prima Accademia d'Arte che la storia ricordi, accogliendovi i più promettenti artisti che fuoriuscivano dalle botteghe del Verrocchio e del Ghirlandaio. Tra questi giovani, che potevano usufruire come modelli delle statue classiche di proprietà di Lorenzo e dei consigli dell'allievo di Donatello, Bertoldo di Giovanni, c'era anche un giovanissimo Michelangelo Buonarroti, che frequentò il giardino dal 1489 al 1492 e si conquistò l'ammirazione del Magnifico per le sue doti innate, tanto da accoglierlo come un suo famiglio e farlo mangiare alla sua stessa tavola.

Un esempio di marketing culturale
L'amore per la cultura e l'arte dimostrata dal Magnifico e il patronato nei confronti dei nuovi promettenti artisti fiorentini non era dettato solo dal gusto in sè per l'arte visiva. Lorenzo, da scaltro politico, intendeva usare l'arte a fini "politici", suggerendo agli atri principi italiani alcuni dei suoi migliori artisti per far risaltare l'immagine di Firenze quale "novella Atene":

«Lorenzo volle che pittori, scultori e architetti fiorentini accettassero incarichi fuori dalla città. Raccoandò gli architetti Giuliano da Sangallo e Andrea Verrocchio al re del Portogallo; non fece nulla per impedire che il Verrocchio si recasse a Venezia per eseguire il monumento equestre di Colleoni, né che il Botticelli e Domenico Ghirlandaio prendessero parte alla decorazione delle pareti della cappella Sistina a Roma»
(Hale, cit., p. 67)
continua sotto




Lorenzo letterato

La poetica

Influenzato già dall'ambiente letterario fiorentino non soltanto umanista, ma anche volgare, forgiò nel Magnifico un animo artistico polivalente capace di passare dai toni popolari (bastino come esempi la Nencia da Barberino o i celebri Canti carnascialeschi) a quelli elevati della sacra rappresentazione, sulla scia di quel movimento di rinnovamento morale promosso dal Savonarola, in uno sperimentalismo che vide Lorenzo «cimentar[si] con ogni tipo di verso, forma e genere». La produzione del Magnifico, ritenuta essere «una delle maggiori figure letterarie tra il Petrarca e l'Ariosto», è intrisa fortemente di una vena realistica che si discosta dal puro intellettualismo culturale dell'elite umanistica e filosofica, per affondare le proprie radici nella dimensione quotidiana della Firenze di fine Quattrocento.

Il ritorno del volgare

Una scelta politica
Con Lorenzo, supportato dal Pulci e dal Poliziano, la lunga stagione dell'umanesimo "puro" ebbe termine: dagli anni '70 in poi, infatti, la letteratura italiana in volgare ricominciò a riprendere vigore, dando inizio alle premesse per lo sviluppo di quello che nel secolo successivo diventerà il classicismo volgare e ponendo fine a quello che Croce definì il secolo senza poesia. Il ritorno al volgare, però, non era dettato da un semplice gioco letterario: il recupero della grande tradizione lirica trecentesca fiorentina (Dante, Petrarca e Boccaccio) rientrava nel progetto culturale di Lorenzo nell'imporre definitivamente, come lingua colta, il fiorentino presso gli altri potentati italiani.

L'influenza del Pulci
Non stupisce pertanto che Lorenzo si rifaccia al petrarchismo per il ricchissimo materiale lessicale e retorico del Canzoniere e allo sperimentalismo boccacciano. Del Boccaccio, per l'esattezza, riprende la dimensione popolana che emerge ne La Nencia da Barberino, basata sul genere letterario della satira del villano che affonda le proprie radici nella dimensione feudale e cortese, ma anche tutta quella vena popolare propria del Decameron, modello del realismo toscano tanto amato dal Pulci.

L'influenza di Ficino e del Poliziano
Quando Pulci, però, entrò in disgrazia a causa dei continui dissidi con l'odiatissimo Ficino (1473 circa), la produzione laurenziana si spostò definitivamente sull'asse filosofico neoplatonico, influenza che rafforzò in Lorenzo l'amore per il dolce stil novo e Dante in particolare, ammiratissimo dal Ficino per la sua vicinanza al platonismo. In quest'ottica, la produzione del Magnifico si orientò verso una poesia amorosa dal valore morale ed elevato (questa è l'intenzione del Lorenzo de Comento sopra alcuni dei suoi sonetti), rinchiuso poi dal «naturalismo classicista» del Poliziano.

continua sotto




La poesia "fiorentina"
Come mette in luce Giulio Ferroni, a partire dal 1480 Lorenzo si concentrò su una produzione letteraria che riecheggiasse gli umori e la sensibilità di Firenze, addentrandosi quindi nello spirito civico con un notevole tatto psicologico. Nello specifico, tale connubio poesia-espressione civile ha portato Lorenzo a produrre opere apparentemente in contrasto fra di loro, la cui copresenza anche a livello cronologico si può spiegare in base alla letteratura offerta.

Da un lato, Lorenzo si dedicò alla produzione religiosa, componendo Laudi e la Rappresentazione dei Santi Giovanni e Paolo del 1490, ovvero una sacra rappresentazione composta sulla scia del clima di inquietudine nato dalle predicazioni savonaroliane.

Dall'altro, il clima festaiolo del Carnevale fiorentino, intenso nel suo clima di baldoria e gioiosità, viene dipinto mirabilmente ne I canti carnascialeschi (1490, quindi dello stesso anno della sacra rappresentazione), il cui gioiello poetico è rappresentato dalla celeberrima Canzona di Bacco.

Opere

Primo periodo (anni '60-1472/73)

La produzione di questo periodo si rifà maggiormente alla tradizione lirica-cortese mediata dalla letteratura toscana, tutta incentrata sulla celebrazione delle bellezze della natura, della giovinezza e delle donne
Corinto, composta quando Lorenzo aveva 15 anni (quindi 1464-65), opera in terzine di carattere mitologico.
Nencia da Barberino, scritta tra il 1469 il 1473, riprende il tema della "satira del villano", trattando il personaggio del contadino nella sua tipica rozzezza, semplicità e villania. È una parodia del tema del pastore innamorato, in quanto il pastore Varella tenta, con le sue rozze parole, di far innamorare di sè l'adorata Nencia.
Beoni (o Simposio, con evidente ironico riferimento all'omonimo dialogo platonico), poemetto di poco antecedente al 1473 (Ficino lo commentò nel 1469), in cui si deride l'amore platonico e si burlano un gruppo scelto di beoni fiorentini.
Caccia col falcone (1473), poemetto comico composto in ottave in cui si descrive la caccia al falcone da parte di Lorenzo e i suoi amici.

Influsso neoplatonico e letteratura impegnata (1473-1480)

De summo bono (1473), in cui si tratta dell'amore platonico
Capitoli e Laude, scritta all'inizio della conversione neoplatonica produzione sacra che si ricollega alla tradizione religiosa del XII/XIII secolo.
Selve d'amore, databili intorno al 1474 e rimaste incompiute (nonostante alcuni presunti rimaneggiamenti), sono due libri contraddistinti dall'uso degli strambotti. Loro modello sono le Silvae di Stazio, autore molto amato dal Poliziano, e si concentrano su vicende d'amore mitologiche improntate su tematiche disparate.
Il Comento sopra i miei sonetti, stesi intorno al 1480, si propone di analizzare 41 sonetti in chiave filosofica l'antico amore per Lucrezia Donati.
Raccolta Aragonese, in cui Lorenzo mostra la sua attenzione per la cultura in questa raccolta di testi poetici dal Duecento ai suoi tempi, con l'intento di provare l'apporto dei lirici toscani sulla produzione in volgare. Fu preparata dal Poliziano intorno al 1476 e donata il medesimo anno a Federico, figlio di Ferdinando I di Napoli.

Gli ultimi anni

Canti carnevaleschi, destinati ad essere cantati con accompagnamento musicale durante il carnevale, fra questi ricordiamo la celebre Canzona di Bacco.
Sacra rappresentazione dei Santi Giovanni e Paolo, del 1491, in cui si rappresentano le vicende dei due apostoli, ma che, in alcuni passaggi, si può avvertire una lezione etica e politica da trasmettere al figlio Piero, erede e successore del Magnifico.

Il Canzoniere

Discorso diverso riguarda il Canzoniere laurenziano (contenente 2 ballate, 5 sistine, 8 canzoni e 151 sonetti), il quale spazia dal 1465 fino ad un massimo del 1476-77, e quindi composto prima del Comento sovra citato. Le liriche ivì contenute mostrano il passaggio dalla lirica comico-realista del Pulci al petrarchismo, fino a quei componimenti vicini, come sensibilità, al platonismo ficiniano.

Fonte: Wikipedia, l'enciclopedia libera

Pagina precedente
5/6
Pagina successiva
Indietro Indice Autori Italiani