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Paolo Giovio
(✶~1483   †1552)

Giovio rimase affascinato dalla donna «... a cui fu legato da un amore celeste, santo e platonicissimo, armonia delle cose più belle», come sostiene in una lettera del 15 luglio 1530 indirizzata al cardinal Bembo

Nel Dialogus de viris et foeminis... si sofferma proprio ad ammirare "i seni tondeggianti "Una corte spirituale, fatta di relazioni, di dedica di lavori poetici, di alcune frequenti presenze e di visite (...) corte reale, formatasi dietro la spinta di circostanze esteriori avverse, di cui spiriti nobili attesero la fine, prestando ad esse un'attenta osservazione e dedicandosi ai giochi dello spirito".

Dopo l'occupazione di Roma, divenne un vero nido dorato, dove trovarono asilo nobili e cortigiani romani fuoriusciti che non avevano scelto Sorrento o Napoli, o altre località a sud della capitale, come rifugio dalle armate straniere di occupazione, e che attendevano la fine del conflitto dedicandosi all'esercizio delle arti, in uno splendido isolamento. Anche Giovio approfitterà di tale situazione per approfondire i propri studi e proseguire il lavoro sulle Historiae; nella circostanza, lo studioso ebbe modo di prestare visita a quest'ultimo, prigioniero dopo la disastrosa sconfitta navale subita a Capo d'Orso, un promontorio tra Salerno e Amalfi, dalle armate imperiali da parte delle forze franco-genovesi agli ordini di Filippino Doria. Su questa vicenda lo studioso stende una relazione per il Pontefice..

Dopo il termine dei conflitti anche Giovio rientra nella città pontificia, riprendendo la sua attività di cortigiano e diplomatico, dopo aver perso buona parte dei suoi beni materiali. A parziale ricompensa per la fedeltà dimostrata dall'umanista durante il saccheggio di Roma, nonostante la mai celata contrarietà dello studioso e consigliere verso la politica perseguita dai vertici ecclesiastici romani, Clemente VII lo aveva nel frattempo (1528) nominato vescovo della diocesi di Nocera dei Pagani. Nella nuova e povera sede episcopale, Giovio si recherà, tuttavia, una sola volta (1531), dopo l'assunzione della carica.

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Alla corte di Ippolito de' Medici

L'anno 1529 è segnato da diversi eventi di grande importanza. In primo luogo, la convocazione da parte di Carlo d'Asburgo della seconda Dieta di Spira nel mese di aprile, durante la quale l'imperatore revocò di fatto i benefici concessi ai luterani nel 1526 (divieto di confisca dei beni religiosi, ecc, riportando la situazione alle decisioni comprese nell'Editto di Worms del 1521, che prevedeva la scomunica per gli scismatici) mettendo a segno una sostanziale vittoria della parte cattolica. Le conclusioni portano sei principi tedeschi e quattordici città a presentare un documento, la nota Protestatio, contro l'atto di controriforma deciso da Carlo V, sulla base della formale motivazione di rimandare ogni decisione al Concilio religioso in attesa di essere indetto. La tensione tra luterani e cattolici non può che aumentare, così come quella tra Carlo e importanti potentati tedeschi. In secondo luogo, la firma, il 3 agosto, della pace di Cambrai che pose fine al conflitto tra Francia, da una parte, e Impero e Spagna dall'altra. Da ultimo, l'assedio di Vienna da parte di Suleyman I, tra il mese di settembre e quello di ottobre, respinto dalla popolazione (e grazie alla ritrovata libertà d'azione dell'Imperatore dopo la pace con la Francia), ma che riporta in primo piano la questione turca. I rinnovati rapporti tra Pontefice e Imperatore, dopo la seconda Dieta di Spira, e la momentanea esclusione militare dalla scena politica dei francesi, porteranno, come detto, a sancire la supremazia spagnola e tedesca in Italia e alla salvaguardia dei territori pontifici e medicei, con la restaurazione del Ducato in Firenze, ottenuto grazie allo sforzo bellico messo in campo da Carlo V, così cara al regnante cattolico. Altro esito è quello di "restaurare" il rito dell'investitura dell'Imperatore da parte del Papa. Il 24 febbraio del 1530 Giovio si trova dunque a Bologna, insieme al cardinale Ippolito de' Medici in occasione dell'incoronazione di Carlo V da parte di Clemente VII, in San Petronio: formale, ma determinante riconoscimento da parte della Chiesa Cattolica della legittima autorità del nuovo imperatore. In tale occasione fa parte del seguito che accompagna fino a Mantova Carlo V, partecipando ai festeggiamenti per l'elezione di quest'ultimo, che hanno luogo in città, in particolare a Palazzo Te dove l'imperatore risiede.

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La corte di Ippolito, presso il quale Giovio presta servizio dopo il rientro a Roma, «...è un ambiente più dedicato ai piaceri mondani, al culto dell'arte e delle lettere, che al servizio religioso». "L'entourage del cardinale diviene per Giovio (...) qualcosa di simile all'Accademia Romana del tempo di Leone X, anche se i tempi, soprattutto dal punto di vista finanziario, non erano felici come allora. Il servizio del giovane Medici non impedisce allo storico comasco di rendersi utile anche alle dirette dipendenze del pontefice, come ad esempio nel caso del ricevimento di un'ambasciata del duca di Ferrara, occasione in cui la sua presenza fu notata al fianco del sommo pontefice". Tuttavia sono anni difficili. Verso la metà del 1530 l'imperatore è costretto a convocare, nella città bavarese di Augsburg (Augusta), la cosiddetta Dieta di Augusta per cercare di comporre le diatribe tra cattolici e riformati, che ormai rischiano di produrre un vero e proprio scisma nel mondo cristiano. Nel consesso religioso, a differenza delle esperienze precedenti, non si trovano, tuttavia, a confronto una minoranza di eretici e una Chiesa cattolica organizzata, ma due schieramenti altrettanto forti, costituiti dal Papa, la Curia romana e i potentati politici che ne appoggiano la visione teologica, da un lato, e dall'altro le diverse Chiese territoriali, i Principi, i notabili, i pastori e gli intellettuali che avevano aderito alle tesi di Wittemberg e chiedevano di applicarle nelle regioni di loro pertinenza. La Dieta si concluse con la presa d'atto dell'impossibilità di comporre i dissidi, divenuti ormai di natura teologica, anche in ragione delle numerose differenziazioni di posizioni all'interno dei due fronti.

La crociata contro gli Ottomani e "Il commentario delle cose de' Turchi"

La convocazione di un Concilio ecumenico sembra pertanto improcrastinabile, sebbene piuttosto vano sul piano concreto, a causa della distanza delle posizioni dei contendenti. In più, essa non sembra essere nelle intenzioni di Clemente VII, deciso a far valere l'autorità religiosa e politica di Roma sulla base di uno status quo indiscutibile e, probabilmente, della forza militare. Oltretutto, la convocazione di un Concilio avrebbe rafforzato la posizione dell'Imperatore e il papa tende invece in questo momento a controbilanciare, ancora una volta, la conclamata potenza asburgico-spagnola, riallacciando più o meno segretamente, relazioni più strette con la corona francese. Le conseguenze non si faranno attendere. Nel febbraio del 1531 viene creata, in Turingia la Lega Smalcaldica, per iniziativa di due principi luterani tedeschi, Filippo I d'Assia e del padre diGiovanni Federico, elettore di Sassonia con l'intesa di recarsi reciproco aiuto militare nel caso i loro territori fossero stati attaccati dall'Imperatore. All'alleanza politico-militare aderirono ben presto molte città dell'Hansa, che mal tolleravano le ingerenze di Carlo nei loro fiorenti traffici commerciali e da tempo aspiravano a maggior autonomia dal governo asburgico; ugualmente non si fece attendere l'ingresso di numerose città del sud e del nord della Germania, nonché della vicina Svizzera. Il patto prevedeva la mobilitazione di un esercito in caso di aggressione. Inoltre, essa non tarderà a cercare l'appoggio di Francesco I di Francia, aizzando nuovamente i dissapori tra quest'ultimo e l'Imperatore, e in seguito, della Corona danese.

Fonte: Wikipedia, l'enciclopedia libera

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