Indietro Indice Autori Italiani

Pier Paolo Pasolini
(✶1922   †1975)

Il romanzo Petrolio e gli scritti tra il 1972 e il 1975

Nel 1972, accolto da indifferenza da parte della critica, pubblicò la raccolta di saggi Empirismo eretico e continuò a lavorare, rifugiandosi nella torre Chia, al romanzo Petrolio, pubblicato postumo nel 1992, del quale, in tre anni, aveva compilato più di 500 pagine dattiloscritte e che pensò dovesse impegnarlo: "forse per il resto della mia vita". Nel 1973 interruppe i rapporti con l'editore Garzanti e accettò le offerte di Giulio Einaudi. Nel settembre dello stesso anno uscirono due testi per il teatro, Orgia e Affabulazione.

Alla fine del 1973 lo scrittore aveva già in mente il progetto, di cui rimangono solo qualche decina di pagine, per un nuovo film dal titolo provvisorio Porno-Teo-Kolossal al quale avrebbe dovuto partecipare tra i protagonisti Eduardo De Filippo. Il progetto venne rinviato. Durante l'estate del 1974 scrisse una lunga appendice al dramma in versi Bestia da stile.

«L'Italia è un paese che diventa sempre più stupido e ignorante. Vi si coltivano retoriche sempre più insopportabili. Non c'è del resto conformismo peggiore di quello di sinistra, soprattutto naturalmente quando viene fatto proprio anche dalla destra»

Nel maggio 1975 vide le stampe La nuova gioventù, che era una riproduzione dell'opera La meglio gioventù, e durante l'estate Pasolini lavorò al montaggio di Salò, che fu presentato, dopo la sua morte, il 22 novembre del 1975 al festival di Parigi. A ottobre consegnò a Einaudi La Divina Mimesis. Si recò quindi a Stoccolma per un incontro all'Istituto italiano di cultura e al ritorno si fermò a Parigi per rivedere l'edizione francese di Salò: il 31 ottobre ritornò a Roma.

Pasolini scrisse quindi quello che diverrà il suo ultimo documento pubblico. Si tratta del testo dell'intervento che avrebbe dovuto tenere in quei giorni al 15º Congresso del Partito Radicale:

«Contro tutto questo voi non dovete fare altro (io credo) che continuare semplicemente a essere voi stessi: il che significa essere continuamente irriconoscibili. Dimenticare subito i grandi successi: e continuare imperterriti, ostinati, eternamente contrari, a pretendere, a volere, a identificarvi col diverso; a scandalizzare; a bestemmiare.»
(Testo dell'intervento di Pier Paolo Pasolini preparato per il 15º congresso del Partito Radicale)
continua sotto




Gli Scritti corsari

A novembre del 1972 cominciò a collaborare con il settimanale Tempo occupandosi di recensioni letterarie che usciranno nel volume postumo, Descrizioni di descrizioni. All'inizio del 1973 passò al Corriere della Sera, allora diretto da Piero Ottone, e il 7 gennaio uscì il primo articolo, Contro i capelli lunghi, che avviò un'ininterrotta serie di interventi riguardo l'ambito politico, il costume, il comportamento pubblico e privato: questi articoli saranno raccolti nel volume Scritti corsari. In seguito al referendum sul divorzio, pubblicò il 10 giugno 1974, sul Corriere, l'articolo Gli italiani non sono più quelli che scatenò dure polemiche con Maurizio Ferrara e Italo Calvino.

Pasolini dedicò all'operato politico dei Radicali una certa attenzione. Pur mantenendo inalterata la sua posizione contraria al divorzio ma soprattutto all'aborto, propugnati con forza, invece, proprio dal PR, tra il 1974 e il 1975 scrisse alcuni pezzi, sul Corriere della Sera e su altri quotidiani, dedicati alle battaglie radicali e agli scioperi della fame di Marco Pannella, tra cui il famoso articolo "Il fascismo degli antifascisti" (uscito sul Corriere del 16 luglio 1974). Il 14 novembre del 1974, pubblicò sul Corriere della Sera l'articolo Cos'è questo golpe? Io so, in cui accusava la Democrazia Cristiana e gli altri partiti suoi alleati nel governo di essere i veri mandanti delle stragi, a partire da piazza Fontana.

Il 19 gennaio del 1975 uscì sul Corriere della Sera il suo articolo "Sono contro l'aborto", che suscitò altre polemiche. Scrisse alcuni articoli sul settimanale Il Mondo che andranno a far parte del volume postumo Lettere luterane, tra cui l'ultimo suo scritto pubblicato in vita, il 30 ottobre 1975. Nel mese di maggio uscì il volume Scritti corsari che raccoglieva tutti gli articoli scritti per i quotidiani Corriere della Sera, Tempo illustrato, Il Mondo, Nuova generazione e Paese Sera, tra il 1973 ed il 1975, e che comprendeva una sezione di documenti allegati, redatti da vari autori e alcuni scritti di critica che erano apparsi sul settimanale Tempo dal 10 giugno al 22 ottobre 1974.

Il film Salò o le 120 giornate di Sodoma

Interessato al progetto del film tratto da Sade si mise a studiare intensamente il kantiano "male radicale" che riduce l'umanità nella schiavitù del consumismo e che corrompe, manipolandole, le anime insieme ai corpi (precedentemente definiti "una terra ancora non colonizzata dal potere"). Ai primi di febbraio del 1975 terminò la sceneggiatura del film che non sarà mai realizzato, Il padre selvaggio e a metà dello stesso mese cominciarono nel mantovano le riprese di Salò o le centoventi giornate di Sodoma, ultimo film scritto e diretto da Pasolini, che verrà presentato al pubblico quando l'autore sarà già morto da tre settimane. Il 12 settembre 2015, in occasione del 72º festival di Venezia, il film verrà premiato nella categoria classici come miglior film restaurato.

continua sotto




La morte

«La sua fine è stata al tempo stesso simile alla sua opera e dissimile da lui. Simile perché egli ne aveva già descritto, nella sua opera, le modalità squallide e atroci, dissimile perché egli non era uno dei suoi personaggi, bensì una figura centrale della nostra cultura, un poeta che aveva segnato un'epoca, un regista geniale, un saggista inesauribile.»
(Alberto Moravia)

Nella notte tra il 1º novembre e il 2 novembre 1975 Pasolini fu ucciso in maniera brutale: percosso e travolto dalla sua stessa auto sulla spiaggia dell'Idroscalo di Ostia, località del Comune di Roma. Il cadavere massacrato venne ritrovato da una donna alle 6 e 30 circa. Sarà l'amico Ninetto Davoli a riconoscerlo. L'omicidio fu commesso da un "ragazzo di vita", Pino Pelosi di Guidonia, di diciassette anni, già noto alla polizia come ladro di auto, fermato la notte stessa alla guida dell'auto del Pasolini. Pelosi affermò di essere stato avvicinato da Pasolini nelle vicinanze della Stazione Termini, presso il Bar Gambrinus di Piazza dei Cinquecento, e da questi invitato sulla sua vettura, (un'Alfa Romeo 2000 GT Veloce) dietro la promessa di un compenso in denaro.

Dopo una cena offerta dallo scrittore, nella trattoria Biondo Tevere nei pressi della Basilica di San Paolo, i due si diressero alla periferia di Ostia. La tragedia, secondo la sentenza, scaturì a seguito di una lite per pretese sessuali di Pasolini alle quali Pelosi era riluttante, degenerata in un alterco fuori dalla vettura. Il giovane venne minacciato con un bastone del quale si impadronì per percuotere Pasolini fino a farlo stramazzare al suolo, gravemente ferito ma ancora vivo. Quindi Pelosi salì a bordo dell'auto dello scrittore e travolse più volte con le ruote il corpo, sfondandogli la cassa toracica e provocandone la morte. Pelosi venne condannato in primo grado per omicidio volontario in concorso con ignoti e il 4 dicembre del 1976 con la sentenza della Corte d'Appello, pur confermando la condanna dell'unico imputato, riformava parzialmente la sentenza di primo grado escludendo ogni riferimento al concorso di altre persone nell’omicidio.

Teorie del complotto

Alcuni intellettuali e amici dello scrittore ritengono che le circostanze della morte di Pasolini non siano ancora state chiarite. Contraddizioni nelle deposizioni rese dall'omicida, un "chiacchierato" intervento dei servizi segreti durante le indagini e alcuni passaggi a vuoto o poco coerenti riscontrati negli atti processuali, sono fattori che– secondo alcuni tra gli amici più intimi di Pasolini (particolarmente Laura Betti) – lasciano aperte le porte a dubbi. Queste persone ritengono che il Pelosi fosse troppo minuto per sopraffare Pasolini il quale era fisicamente forte ed agile e praticava sport ad un livello quasi agonistico, senza recare sul proprio corpo segni della lotta ingaggiata e neppure tracce di sangue sui vestiti. A bordo dell'autovettura furono rinvenuti alcuni indumenti, tra cui un maglione ed un plantare, di una taglia che non era né di Pasolini né del Pelosi; la giovane cugina di Pasolini, con lui convivente e che aveva personalmente lavato e riordinato l'automobile il giorno prima smentì di aver mai notato quegli oggetti prima. Subito dopo l'arresto, il Pelosi chiese insistentemente ai carabinieri di portargli un anello di scarso valore a suo dire sfilatosi durante la lotta ed effettivamente rinvenuto vicino al cadavere di Pasolini nonché un pacchetto di sigarette ed un accendino da lui lasciati dentro il cruscotto dell'autovettura dove invece non furono rinvenuti.

Fonte: Wikipedia, l'enciclopedia libera

Pagina precedente
6/10
Pagina successiva
Indietro Indice Autori Italiani