845. Ciò si fa talvolta anche con altri verbi, usati a maniera d'impersonali. Mancavi non pur parole, ma righe. Salviati. - In due mesi può nascer di gran cose. Manzoni. - Viva i miei buoni Milanesi. Grossi. (Non si direbbe mai vivano, perchè questa forma è divenuta interjezione ). - Soldati non ne verrà certamente. Manzoni. - Di quella scheggia usciva insieme Parole e sangue. Dante. - Diciamo spesso: batte le cinque, suona le otto ecc.
846. Nondimeno nell'uso più nobile e costante delle scritture, questi e simili impersonali divengono personali, accordandosi in numero col plurale. Piovonmi amare lagrime dal viso. Petrarca. - Non vi hanno lettere di raccomandazione migliori, che le lettere di cambio. Bartoli. - Non v'hanno miglia che possano misurare la vastità del suo circuito. Segneri. - Egli ne son d'ogni fatta (si parla di pietre). Boccaccio.
847. Sapete di quel miracolo che avvenne molti anni sono in quel nostro convento di Romagna? Manzoni. - Or fan sedici anni ch'e' mi fu tolto. Cecchi. - Fra le sue compagne d'educazione ce n'erano alcune che sapevano d'esser destinate al matrimonio (nella prima edizione ve n'era) Manzoni. - Vi son de' momenti (nella prima edizione v'ha ecc.). Manzoni. - Di quelle cose che alla vita bisognano in questi tempi. Boccaccio.
Riflessivo passivo col plurale
848. Anche il riflessivo passivo col plurale si può costruire col plurale. Per bene star si scende molte miglia. Petrarca. - Del suo legno si fa ottimi pettini e cucchiaj. Crescenzio. - Spesso si sogna la notte le cose che si son vedute il giorno; e quando i sangui son più alterati, si sogna cose tanto più strane e più disordinate. Passavanti. 849. Secondo l'ordine dato si prese le armi. Machiavelli. - Non si trova più regni nè imperi. Leopardi. - In quest'anno non si è fatto caccie. Redi. - S'era visto di nuovo unte muraglie, porte d'edifizi pubblici, usci di case, martelli. Manzoni. - Diciamo spesso: si dà dei casi, si dà delle circostanze ecc.
850. Anche in questo caso, per altro, l'uso più comune delle scritture è quello personale, con che il verbo diventa un passivo regolare. (Vedi qui addietro capitolo XXIII, § 17 e segg. ).
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