69. Si può per altro uscire da questa regola per ragioni di stile, cioè quando o la chiarezza o la forza e la naturalezza del discorso pajano richiederlo, p. es. A noi (Cristo) ha dati i suoi merili, per sè ha tolte le nostre pene. A noi ha data la sua immortalità, per sè ha tolta la nostra morte. A noi ha data la felicità del suo regno, per sè ha tolti i dolori del nostro esilio. Segneri. – Dovrannosi bensì tener come ferme le seguenti leggi:

70. di non accordare il participio, quando l’oggetto forma col verbo tutta una frase (por mente, riprender lena, dar fede ecc., vedi P. I, cap. XIII, § 33) o quando il participio stesso regge un infinito (vedi però il capoverso seg.); Quella bella guerra, di cui abbiam fatto menzione di sopra. Manzoni. – Avevamo avuto parte in quelli intrighi. – Rimasero contenti d’aver saputo schernire l’avarizia di Calandrino. Boccaccio.

71. E neanche quando in luogo del verbo richiesto dal senso vi abbia il participio fatto. Per torre i panni come fatto aveva i denari veniva. Boccaccio. – Li quali (cavrioli) così lei poppavano, come la madre avrebber fatto. Boccaccio. E neppure si suole accordare, quando l’oggetto posposto sia notevolmente separato dal participio;

72. di accordare il participio coll’oggetto, quando questo sia richiamato dalle particelle pronominali lo, la, li, le o dall’avverbiale ne (vedi gli esempi qui sopra § 18 verso la fine) e ciò anche nel caso che il participio reggesse un infinito (vedi § 18 nell’ultimo esempio del Boccaccio);

73. di accordar sempre quando il participio sia predicato nominale. Poscia ch’io ebbi rotta la persona ecc. Dante. (Vedi qui sopra § 17).

74. Il participio costruito assolutamente (cioè senza l’ausiliare avere od essere) deve accordarsi coll’oggetto. Vedi Parte I, cap. XXI, § 12. Per le eccezioni, vedi cap. XXII, § 5.

Duplicazione dell'oggetto
75. Duplicazione dell’oggetto. Sovente, massime nel parlare familiare e quando la chiarezza o la forza lo richiedono, l’oggetto ora si anticipa, ora si ripete nella medesima proposizione, mediante le forme congiuntive dei pronomi dimostrativi e personali (lo, la ecc. mi, ti ecc.). Si proponevano di non lasciarla posare quell’acqua. Manzoni. – Io l’avrei bene il mio povero parere da darle. Manzoni. – La legge non l’ho fatta io. Manzoni. – Questa fatica io me la serbava quasi di nascosto. Giusti. Vedi P. I, cap. VI, § 14, e la P. III, dove si parla delle inversioni.



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