331. Inoltre dopo i verbi volere, dovere, potere e sapere (nel senso di potere), co’ quali l’infinito, in questo caso, è sempre necessario, poichè se vi si pone il che, bisogna che il soggetto dell’infinito non sia nella proposizione principale; quindi si può dire voglio che si canti o che Pietro canti, ma non lo voglio che canti. Inoltre dopo i verbi che hanno il senso di comandare, augurare, permettere o proibire, pregare e chiedere, accennare e consigliare; persuadere;

332. p. es. vi comando di studiare, auguro agli amici di star bene, ti permetto di leggere, ti prego di ascoltarmi, consiglio ai buoni di sperare in Dio, vi persuado di seguir la virtù. I quali verbi si costruiscono regolarmente colla preposizione di.

333. Anche cogli altri verbi suindicati si può usare l’infinito, ma colla condizione che il soggetto sottinteso di esso sia quel medesimo della proposizione principale; p. es. spero di partire, penso d’esser uomo, conosco di dir bene, temo di non giungere a tempo, mi meraviglio d’essere ancor vivo; procuro, cerco, tento, mi studio di profittare, dichiaro di non aver voglia ecc. Questi verbi si costruiscono più comunemente con di, ma alcuni di essi anche senza; p. es. spero partire, temo non essere a tempo, credo aver ragione, penso recarmi a Parigi ecc.

334. Se il soggetto cambia, questi verbi richiedon la proposizione esplicita, p. es. so che stai bene, temo che la cosa vada male, dichiaro che non verrai meco ecc. ecc.

335. Quei verbi che son capaci d’un reggimento di scopo con a (vedi cap. preced., § 19) si possono costruire anche colla preposizione a, p. es. ti prego di venir meco, ovvero a venir meco, ti consiglio di viver da buon cristiano, ovvero a viver ecc. ti persuasi a leggere i nostri classici.

336. I verbi che nella proposizione esplicita avrebbero non, posson conservarlo anche nella proposizione implicita. Diragli da mia parte che si guardi di non aver troppo creduto o di non credere alle favole di Giannotto. Boccaccio. – Il nostro beato Giobbe temendo di non cadere e di non peccare per tanti obbrobrii, rivocò sè medesimo a stato di fidanza. S. Gregorio.

Infinito oggettivo con il soggetto espresso
337. È frequente anche nell’uso moderno dopo i verbi fare, lasciare, vedere, udire, sentire e sim. Odi greggi belar, muggire armenti. Leopardi. – S’udiva soltanto il fiotto morto e lento frangersi sulla ghiaja del lido. Manzoni.



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