La lingua acidula della stampa
Se, per ipotesi, tra le molte leggi e leggine se ne varasse una che interdicesse le persone con scarsa padronanza della lingua italiana — vogliamo peccare di presunzione — dallo scrivere moltissime penne della carta stampata (e no) dovrebbero cambiare mestiere. Sì, proprio così.
Siamo rimasti scioccati nel leggere su un quotidiano che fa opinione il termine interditore in luogo della forma corretta interdittore (con due t). Diciamo subito — a scusante dell'autore (una così detta grande firma) del pezzo incriminato — che alcuni vocabolari non registrano la parola in oggetto. Ciò non significa, però, che colui che scrive per il pubblico — diffonde, quindi, la cultura — sia esentato dal conoscere la corretta grafia dei termini che adopera.
Interdittore, cioè proibitore, viene dal latino interdictor e divenuto in italiano interdittore, appunto, per la legge linguistica dell'assimilazione: la consonante c è stata assimilata dalla t. L'assimilazione — forse è bene ricordarlo — è un processo linguistico per cui dall'incontro di due consonanti la prima diventa uguale alla seconda, cioè si assimila.
Diverso, invece, è il caso dell'aggettivo brettone — che le solite grandi firme scrivono erroneamente con una sola t. La forma corretta è con due t (brettone), non perché in questo caso entra in vigore la legge dell'assimilazione linguistica, ma perché il termine viene dal tardo latino britto, brittonis dove la doppia t è insita nella radice. Bretone, con una sola t e che alcuni ritengono grafia corretta, è l'italianizzazione del francese breton. Gallicismo che sconsigliamo vivamente se si vuole scrivere e parlare la lingua di Dante in modo corretto.
Un'altra prova di quanto affermiamo si ha leggendo questo titolo di un giornale in rete: «Torino, superati i valori di monossido e di acido cloridico». In questo caso il redattore titolista ha dimostrato di aver frequentato con scarso profitto le aule scolastiche. L'acido in questione si chiama cloridrico, il nome è composto, infatti, con il sostantivo cloro (non schiettamente italiano derivando dal francese chlore) e il suffisso -idrico.
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