I fumi dell'alcol
«Torna a casa in preda ai fumi dell’alcol e massacra la famiglia»; così titolava, tempo fa, un quotidiano locale. Le cronache dei giornali sono piene di fatti di sangue commessi da uomini in preda ai così detti fumi dell’alcol. Ma cosa sono questi fumi? Il vino, le bevande alcoliche in genere si bevono, appunto, non si fumano.
Per trovare la spiegazione di questo modo di dire occorre tornare indietro nel tempo e fermarsi ai primordi della scienza medica. Secondo gli antichi medici, dunque, dopo un’abbondantissima bevuta di liquidi contenenti alcol si sarebbe levato dallo stomaco un vapore che andando in direzione del cervello lo avrebbe offuscato. In seguito, per estensione, sarebbero nati altri modi di dire: i fumi dell’ira; i fumi della gelosia; i fumi della superbia e altri che ora non ci sovvengono.
E veniamo a un altro modo di dire. «Sbrigati, alzati, la pacchia è finita», urlò il padre al figlio. «Finalmente anche tu conoscerai i sacrifici che si devono fare per guadagnarsi un tozzo di pane!».
L’espressione fare la pacchia, dunque, vale a dire aver trovato il modo di vivere bene, di mangiare e bere senza alcuna spesa, ci è stata tramandata dal mondo contadino. Il termine pacchia, dal latino pabula, plurale di pabulum (pascolo) un tempo indicava la pastura per gli animali. Gli animali, infatti, hanno la loro pacchia: mangiano e bevono senza lavorare.
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