La folla e il folle
Vi siete mai soffermati sul perché con il termine folla si intende quella moltitudine di persone raccolte in un luogo? Cosa è, insomma, questa folla? Vogliamo vedere, assieme, la nascita del vocabolo?
Il termine, dunque, è un deverbale, vale a dire un sostantivo generato da un verbo: follare. Questo è, a sua volta, il latino fullare, derivato di fullo, (lavandaio). A questo punto vediamo i vari passaggi semantici.
Con follare si intende sottoporre a pressione i panni bagnati perché si stringano e divengano feltrati. In origine, quindi, con la parola folla si intendeva un ammasso di cose pressate, calcate, particolarmente l’insieme di cibi ingeriti che gravano (calcano) nello stomaco.
Successivamente il termine viene adoperato come sinonimo di grande quantità; le cose pressate, infatti, possono essere numerosissime. Di qui, per estensione, la folla assume il significato di grande moltitudine di persone calcate, pressate in un luogo. E da folla, nell’accezione di gente accalcata, sono derivati i composti affollare, sfollare, sovraffollare e sfollagente.
Il folle, invece, cioè il pazzo, non ha nulla che vedere con la… folla, pur provenendo dal latino follis (pallone); alla lettera sacco di cuoio pieno d’aria. Il pazzo, quindi, il folle, in senso figurato, ha la testa come un sacco di cuoio pieno d’aria, cioè vuota…
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