No-profit
Da questo portale abbiamo sempre condannato l’uso dei barbarismi perché la nostra lingua è ricca di vocaboli che fanno alla bisogna per ogni occorrenza. La stampa, imperterrita, continua a... propinarceli a ogni piè sospinto. Pazienza. Li adoperasse, però, correttamente.
Le pagine economiche dei quotidiani sono piene di no-profit la cui grafia corretta è, invece, nonprofit. Questo profit deriva dal latino proficere che significa avvantaggiare ed è confluito nella lingua anglosassone tra il Cinquecento e il Seicento per poi tornare, imbarbarito, in patria.
Il vocabolo indica, in genere, quelle organizzazioni che nella loro missione non hanno come fine ultimo il raggiungimento del profitto (avvantaggiarsene): il termine più adoperato è not for profit. Un’azienda, quindi, è nonprofit quando l’utile che consegue non è ripartito tra i soci ma reinvestito nella sua attività.
Non profit è una locuzione giuridica di derivazione inglese a sua volta derivata dal latino che significa senza scopo di lucro e si applica a organizzazioni i cui avanzi di gestione utili sono interamente reinvestiti per gli scopi organizzativi. In italiano si traduce generalmente con non lucrativo o non a scopo di lucro.
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