Far la barba al palo
I lettori sportivi, in particolare i calciofili, dovrebbero conoscere questo modo di dire — ancora in uso, sia ben chiaro — che in senso figurato significa trovarsi al limite di una situazione difficile e che può avere pericolose conseguenze, con il rischio di superare la barriera della legalità.
L'espressione si fa risalire al gergo del gioco del calcio con la quale si indica, comunemente, il passaggio della palla rasente il palo delle porte con il rischio che vi possa entrare compromettendo, così, l'esito della partita.
La locuzione, c'è da dire, ha anche un'altra origine, e più antica, che ci riporta al mondo contadino.
Con quest'espressione — nel gergo agricolo — si indicava il tentativo di impossessarsi del terreno altrui spostando di poco, ma in continuazione, i vari paletti che delimitavano i confini dei diversi appezzamenti.
Un punto di rifolciamento
Chissà perché i lessicografi hanno relegato nella soffitta della lingua molte parole auliche preferendo mettere a lemma le corrispondenti popolari.
Tra i termini aulici che ci piacerebbe fossero rilemmatizzati segnaliamo rifolciamento, sostantivo maschile che sta per "appoggio", "sostegno".
Non vi sembra un vocabolo più nobile?
Essere all'insalata
Non c\'è lettore di questo portale che non abbia provato su di sé — senza saperlo — questa locuzione dal sapore un po' antico ma sempre attuale. Che cosa sta a significare, dunque, essere all'insalata? Essere all'inizio di qualcosa, di qualche azione: degli studi, della professione, della carriera e via dicendo. E l'insalata cosa ha che fare con il modo di dire? Diamo la parola, per questo, a Ludovico Passarini, il re dei modi di dire.
«Non ricordo dove, ma so di aver detto che nell'uso dicesi nescio colui, che per pigrizia e un po' per testardaggine s'è attardato ad intraprendere un'opera e più tardo a proseguirla. Di lui parlando, si direbbe proverbialmente ch'è sempre all'insalata. E che cosa vuol dire essere all'insalata? Vuol dire essere al cominciamento di qualche azione, presa la metafora dai pranzi, che una volta avevano principio dall'insalata. Ora l'insalata propriamente detta si mangia alla fine con l'arrosto; e in principio si dà il salato, prosciutto o salame. I gusti variano, e de gustibus non est disputandum, aforisma inconcusso, e universalmente accettato. Il motto però è rimasto nell'originale suo significato (...). Consideriamo ancora come van le cose di questo mondo. Ciò che fu in capo di lista l'umana volubilità volle trasferirlo alla coda! E passi dell'insalata: ma quante altre cose che un dì furono in onore e pregiate ora son ciarpe vecchie affastellate nelle soffitte? E non discostandoci dal soggetto nostro che è letterario, dimmi o lettore, non t'è venuto già in mente che ora s'insegna a' giovani d'ambo i sessi la lingua francese, o forse la tedesca, e poi l'inglese, e la lingua nazionale in ultimo al pari dell'insalata ne' pranzi odierni? (...)».
C'è qualcuno, tra i nostri cortesi lettori, che in tutta coscienza possa dire di non ritenere attuale l'ultima considerazione di Ludovico Passarini? Oggi ci sono giovani che sanno tutto della lingua d'Albione, mentre sono completamente digiuni della lingua di Dante. Costoro sono sempre all'insalata per quanto attiene alla lingua madre.
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