Uno squallido abuso
La carta stampata, ma non solo, molto spesso, per non dire sempre, fa un uso-abuso di alcuni vocaboli perché li adopera impropriamente.
Prendiamo, per esempio, l'aggettivo squallido, che etimologicamente significa rozzo, sudicio essendo tratto dal verbo latino squalère (essere ruvido, aspro). Quest'aggettivo, dunque, è bene impiegato solo in senso proprio: una casa squallida, vale a dire misera, rozza, arredata con mezzi di fortuna.
Molto spesso, dicevamo, i giornali ne fanno un uso metaforico adoperandolo a ogni piè sospinto per considerazioni morali: il delitto è maturato nello squallido ambiente della prostituzione; oppure: l'imputato ha svolto un ruolo di primo piano in quella squallida vicenda.
L'aggettivo in oggetto, è bene ribadirlo, si riferisce a tutto ciò che si trova in uno stato di abbandono e miseria, tale da infondere tristezza. L'uso metaforico eccessivo ha reso quest'aggettivo... squallido; non sarebbe bene metterlo un po' a riposo e usare — per le considerazioni morali — i più appropriati sostituti avvilente e deprimente?
Diremo, quindi, un ambiente deprimente; una vicenda avvilente. Sappiamo benissimo di predicare al vento.
Però... non si sa mai.
Un verbo pastorizio: aggregare
Cortesi amici, amanti della lingua, quando chiedete di aggregarvi a una comitiva sapete di adoperare un verbo tratto dalla pastorizia? Aggregare, infatti, è pari pari il latino aggregare (ad-gregare, da grex, gregis, gregge) e vale aggiungere al gregge, quindi unire, associare e simili. Ma non finisce qui.
Sempre dal latino grege(m) abbiamo altri termini di uso comune come: grezzo (o greggio) , vale a dire, primitivo, rozzo, non raffinato perché ha in sé le caratteristiche del gregge; egregio, che si distingue perché è fuori del gregge, non si confonde, quindi, con la moltitudine e il verbo segregare , anche questo è pari pari il latino segregare, allontanare dal gregge, quindi dalla comunità.
Legno dilègine
«Cortese dott. Raso,
sono un suo entusiasta e assiduo lettore, anche se non ho mai inviato un commento alle sue istruttive noterelle. Mi è capitato fra le mani un vecchissimo manuale per la lavorazione del legno, a un certo punto mi sono imbattuto in questa frase: «per questa lavorazione è consigliabile adoperare un legno dilegine». Ho consultato i vocabolari in mio possesso (anche quelli on-line) ma non ho trovato traccia del termine dilegine. Esiste questo vocabolo? Se sì, cosa sta a significare?
La ringrazio di cuore se prenderà in considerazione la mia richiesta.
Con cordialità.
Renato V.
Venezia»
Gentile Renato, il vocabolo in questione non è attestato in tutti (?) i vocabolari dell'uso perché i lessicografi lo hanno relegato nella soffitta della lingua.
È un aggettivo e significa che si può piegare, quindi morbido, fiacco e simili. Lo attesta il Tommaseo-Bellini. Clicchi qui.
Per la provenienza guardi anche qui.
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