Un latte macchiato, due latti macchiati
«Cortese dott. Raso,
qualche giorno fa ero al bar con alcuni amici e ho ordinato tre latti macchiati. Uno di questi mi ha ripreso sostenendo che è errato pluralizzare il latte. Avrei dovuto ordinare «tre latte macchiati». Ho proprio commesso uno strafalcione? Tre latte macchiati mi suona veramente male. Un suo cortese parere.
Grazie e cordiali saluti.
Umberto C.
Verona»
Fino a qualche tempo fa il latte era considerato un "nome di massa", per tanto non essendo numerabile era difettivo del plurale. Ora esistono vari latti: latte detergente, latte tonico ecc. Il suo plurale, quindi, anche se veramente bruttino, è latti.
A mio avviso, quindi, si può dire benissimo latti macchiati. Qualche vocabolario comincia, infatti, a riportare il plurale latti. È lo stesso caso, insomma, di acqua e riso (la pianta), un tempo classificati tra i sostantivi invariabili.
Insomma, gentile Umberto, al bar ordini pure tre latti macchiati e il conto lo faccia pagare a chi non è d'accordo sul plurale. Se non piace latti (che, ripeto, non si può considerare un errore) c'è l'alternativa: tre bicchieri o tazze di latte macchiato.
Il paùro
Chi ha paura del paùro? Non stiamo delirando, vogliamo dire che il sostantivo in oggetto, non attestato nei vocabolari dell'uso, indica un feroce assassino che si nasconde nei boschi.
E chi lo dice? Non l'umile titolare di questo portale, ma un "grande", Niccolò Tommaseo.
«S. m. Si chiamarono Pauri in Toscana certi famosi assassini che si nascondevano ne' boschi delle Salajuole, ch'è luogo a dodici o quattordic' miglia da Firenze. (Fanf.) T. Come Paura, l'oggetto che fa paura; e come Figuro per Figura».
Essere del gatto
Questa locuzione — probabilmente poco conosciuta — è di tradizione popolare. Ma che cosa sta a significare? Trovarsi in una situazione senza speranza, essere intrappolati, in modo particolare trovarsi in cattive condizioni economiche, cadere in rovina e non avere nessuna possibilità d'uscita, come un topo caduto inesorabilmente tra le grinfie di un gatto.
E a proposito di gatto, chi non conosce l'espressione Fare come la gatta di Masino? Chi si comporta, dunque, come la gatta di Masino? Tutti coloro che fanno finta di non accorgesri di nulla per non essere costretti a intervenire — per pigrizia, paura o altro — e prendere, quindi, gli eventuali provvedimenti.
La locuzione è tratta da un racconto popolare — che si perde nella notte dei tempi — in cui si narra di una gatta di un contadino, tale Masino, la quale chiudeva gli occhi per non veder passare i topi.
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