Senza: preposizione e congiunzione
Riteniamo necessario spendere due parole su senza perché la quasi totalità dei sacri testi grammaticali classificano (o, se preferite, classifica) il termine in questione solo tra le preposizioni improprie. No, può essere anche congiunzione e introdurre una proposizione subordinata esclusiva con valore modale.
Si unisce direttamente al verbo all'infinito quando il soggetto delle due proposizioni (principale e subordinata) è il medesimo: è andato via di corsa senza proferire parola; si fa seguire dalla congiunzione che e il verbo al congiuntivo quando i soggetti delle due proposizioni non coincidono, sono, cioè, diversi: è andato via di corsa senza che (io) potessi fermarlo.
Essere come la gramigna
Questo modo di dire — di uso prettamente popolare — si tira in ballo quando si vuole mettere bene in evidenza il proliferare veloce e su larga scala di un fenomeno negativo. Fa il paio, insomma, con l'altro più conosciuto, essere una mela marcia.
La gramigna, pianta delle graminacee, comunissima, fa parte di un gruppo di erbe infestanti, è molto tenace e nuoce ai campi coltivati in quanto si propaga largamente e mette radici lunghe. È molto facile, quindi, trovarla dappertutto, anche nei luoghi in cui si credeva di averla estirpata.
Questa mal'erba ha origininato altri modi di dire — adoperati sempre in senso figurato — quali s'attacca come la gramigna, detto di persona della quale non riusciamo a liberarci; sentir nascere la gramigna, avere, cioè, un udito finissimo ma soprattutto avere una sensibilità acutissima tanto da avvertire ogni minima cosa e, di conseguenza, essere sempre diffidenti e sospettosi come se si vedessero i possibili aspetti negativi in tutto ciò che accade perché — metaforicamente — si sente odor di... gramigna.
L'ipotipòsi
Probabilmente alcuni lettori non hanno mai sentito parlare di una figura retorica chiamata ipotipòsi perché non tutti i testi di linguistica la menzionano. Vediamola assieme.
L'ipotipòsi, dunque, consiste nel descrivere, nel rappresentare cose e persone al vivo in modo che l'ascoltatore o il lettore possa vedere e toccare l'immagine.
Tra gli esempi classici di ipotipòsi bellissima, a nostro avviso, quella di Giacomo Leopardi nel descrivere la battaglia di Maratona (Canzone all'Italia): «Come lion di tori entro una mandra / or salta a quello in tergo e si gli scava / con le zanne la schiena, / or questo fianco addenta or quella coscia... »

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