Il retrobocca?
A nostro modo di vedere il sostantivo retrobocca è di genere femminile con il rispettivo plurale, anche se siamo smentiti dai vocabolari consultati, che attestano il termine di genere maschile e invariabile.
Perché femminile? Perché nella nostra lingua tutte le parole formate con il prefisso retro- prendono il medesimo genere del vocabolo che segue il prefisso.
Tra i vocabolari esaminati sono decisamente per il maschile: il DOP, il GRADIT, il Devoto-Oli, il Treccani, Sapere.it (Garzanti linguistica) e lo Zingarelli, quest'ultmo dà la forma femminile di uso raro. Sono per il femminile il Palazzi e il Gabrielli.
Una rapida ricerca con Googlelibri ci rincuora, però: 424 occorrenze per la retroboccae 159 per il retrobocca.
L'anedonia
«Gentilissimo dott. Raso,
mi sono imbattuto per caso nel suo meraviglioso sito, cercavo una risposta a un dubbio linguistico che mi assillava da tempo: se con i cosiddetti verbi meteorologici si possono usare indifferentemente gli ausiliari essere e avere. L'ho sciolto grazie alla sua impareggiabile rubrica, che ho messo subito tra i preferiti.
Mi prendo l'ardire di scriverle per un quesito: esiste il termine anedonia? e se esiste che cosa significa? Ho trovato questo vocabolo leggendo una vecchia rivista. Ho interrogato tutti i vocabolari in mio possesso e quelli in rete, ma non ho avuto alcuna risposta.
Confido in lei. Grazie in anticipo se avrà la bontà di rispondermi e ancora complimenti per la sua indispensabile rubrica.
Cordialmente
Federico B.
Palestrina (RM)»
Cortese Federico, la ringrazio di cuore per le sue belle parole, fa sempre piacere ricevere apprezzamento per il proprio lavoro.
Quanto al suo quesito ha ragione, il termine in questione non è attestato nei vocabolari (lo riporta solo il De Mauro, se non cado in errore). Esiste, comunque; è di provenienza classica (greca) ed è adoperato in ambito medico con il significato di perdita o assenza della sensazione di piacere, soprattutto sessuale.
Veda qui.
Verifichiamo...
«L'incidente si è verificato alle prime luci dell'alba sulla A1». Frasi del genere si leggono sui giornali e si sentono nei notiziari radiotelevisivi, ma sono tremendamente errate, con buona pace dei vocabolaristi, che danno al verbo un significato che non ha: accadere, succedere, avvenire e simili.
Ma è errata anche la locuzione «alle prime luci dell'alba». L'alba già in sé contiene le prime luci. Si dirà, correttamente, all'alba o alle prime luci del giorno.
E veniamo al verbo verificare, che significa vedere se corrisponde al vero. Non è corretto — come dicevamo — usarlo nelle accezioni di 'accadere, succedere e simili.
Una notizia, infatti, non deve essere verificata prima di essere pubblicata? Un incidente, per tanto, prima accade, poi si verifica.

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