Il «massacro» della lingua italiana

Due parole, due, su due termini che — a nostro modo di vedere — coloro che amano il bel parlare e il bello scrivere dovrebbero adoperare — come usa dire — con le pinze. Sappiamo già che quanto stiamo per scrivere aprirà il balletto delle contestazioni. Ma tant'è.
Cominciamo con il primo vocabolo, massa, che come recitano i vocabolari indica un aggregato informe di elementi materiali della stessa specie; quantità di materia che si presenta o si considera come un insieme più o meno compatto. Questa è, infatti, l'accezione primaria. Oggi è invalso l'uso (riportato anche dai dizionari) di adoperare il termine in senso figurato: cultura di massa, comunicazioni di massa e simili. A nostro avviso questo sostantivo dovrebbe essere riservato esclusivamente alla terminologia della fisica. Non riteniamo ortodosse, quindi, le espressioni andare in massa; la gente si è ribellata in massa; educare le masse; le masse orchestrali e locuzioni simili. In questi casi ci sono espressioni più appropriate: andare tutti assieme; la gente si è ribellata tutta, unanimemente; educare la gente, il popolo; il complesso orchestrale.
E veniamo al secondo termine che è un vero e proprio francesismo: massacre (macelleria). Ci sono parole, proprie della nostra lingua, che esprimono lo stesso concetto del francese massacro. C'è solo l'imbarazzo della scelta: eccidio; sterminio; genocidio; macello; strage; carneficina; distruzione; scempio. Lo stesso discorso per quanto attiene al verbo massacrare e al sostantivo massacratore. Il verbo ‘barbaro' si può sostituire con: sterminare; fare scempio; trucidare e simili. Il sostantivo con i vocaboli italiani: trucidatore; sterminatore e via dicendo. Non continuiamo, insomma, a... “massacrare" il nostro idioma gentil sonante e puro, per dirla con Vittorio Alfieri.

19-01-2021 — Autore: Fausto Raso — permalink


Un po' di ortodossia linguistica

Prosieguo e non proseguo, anche se in uso.
Quadricromia — questa la sola grafia corretta — non quattricromiaquattrocromia.
Quadrilingue — è un aggettivo. Nella forma plurale cambia la desinenza e in i: uomo quadrilingue al plurale sarà uomini quadrilingui.
Quadrumviro e quadrunviro — entrambe le grafie sono corrette
Qualcheduno è forma popolare, da evitare, per qualcuno
Qualora — congiunzione che significa se, quando, ogni volta che, dato che, ecc., si scrive senza apostrofo.
Quanto meno — errato l'uso di questa locuzione nell'accezione di almeno, per lo meno. Non diremo, quindi, gli scriverò o quanto meno gli telefonerò, ma, correttamente, gli scriverò o per lo meno (almeno) gli telefonerò.

18-01-2021 — Autore: Fausto Raso — permalink


Occhio alla grammatica profonda del ministro!

di Salvatore Claudio Sgroi

L'ex ministro della Pubblica istruzione, Valeria Fedeli, qualche giorno fa, in una diretta streaming del Miur si è così
espressa: «C'è il rafforzamento della formazione per i docenti che svolgono le funzioni di tutor dedicati all'alternanza, perché offrano percorsi di assistenza sempre più migliori a studenti e studentesse».
Il che ha suscitato da più parti accuse di gaffe, scivolone", grave errore grammaticale" ecc. a proposito del “(sempre) più migliori” estrapolato dal contesto, ritenuto un comparativo tipico dell'italiano popolare degli incolti (o semi-colti). I quali applicano la regola generale del comparativo di maggioranza formato dall'avv. “più + aggettivo", es. più bello, e quindi “più migliore", ecc.
La forma corretta avrebbe quindi dovuto essere: “(...) perché offrano percorsi di assistenza sempre migliori a studenti e studentesse”.
In realtà, però, nella frase il gruppo “sempre più" va sintatticamente separato da “migliori", in quanto si riferisce come avverbio temporale al verbo “offrano". Infatti, si sarebbe potuto dire: “(...) perché (sempre più offrano) (percorsi di assistenza migliori) a studenti e studentesse”. Il migliori a sua volta è attributo di percorsi.
O era anche possibile far seguire il verbo dall'avverbio e dire: “(...) perché (offrano sempre più) (percorsi di assistenza migliori) a studenti e studentesse”.
La riprova ulteriore che il più non va riferito a migliori è dimostrato dalla variante “sempre di più", che stacca senz'alcun dubbio il comparativo (migliori) dall'avverbio (più): “(...) perché offrano percorsi di assistenza (sempre di più) migliori a studenti e studentesse”. Ovvero “(...) perché offrano (sempre di più) percorsi di assistenza migliori a studenti e studentesse”.
Una ulteriore possibilità di separare l'avv. sempre più dal comparativo migliori sarebbe stata, nella lingua scritta, il ricorso alle virgole: “(...) perché offrano percorsi di assistenza(,) sempre più(,) migliori a studenti e studentesse”.
Se il testo scritto avesse riportato le virgole, avrebbe tra l'altro orientato la lettura del ministro, che invece, sentendolo in YouTube, ha erroneamente staccato sempre da più migliori, avallando l'analisi erronea dei suoi critici.
Insomma, la frase del ministro presenta una corretta struttura profonda, sintattico-semantica, che non va confusa, come hanno invece fatto i suoi critici con la grammatica di superficie basata sull'adiacenza di “più migliori”.

15-01-2021 — Autore: Fausto Raso — permalink