Fare una gabriella
«Gentile signor Raso,
mi sono imbattuto, per caso, nel suo sito che, visti i contenuti, ho messo subito tra i preferiti perché lo visiterò frequentemente. Ho visto che risponde anche ai quesiti che le vengono posti, ne approfitto quindi. Tempo fa, mi è capitato sotto gli occhi un vecchio giornale dove ho letto: Fantastica la gabriella di quel ragazzo. Cosa significa? Ho consultato tutti i vocabolari in mio possesso (anche quelli online) senza trovare traccia della gabriella. Le sarei grato se mi illuminasse. Grazie.
Giovanni P.
Pesaro»
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Cortese Giovanni, la gabriella (a parte il nome proprio femminile) è un termine in disuso, per questo non è attestato nei vocabolari e significa capriola, piroetta (o piroletta) e si richiama al movimento saltellante delle capre.
Chi fa la gabriella, dunque, fa una piroetta, una capriola. Ottorino Pianigiani, nel suo dizionario, lo spiega magistralmente.
Clicchi su:
Etimo.it - gabriella
Etimo.it - capriola
Dizionario.org - gabriella
Alleppare e allappare
Abbiamo notato, con stupore, che molte persone credono che il verbo alleppare sia una variante di allappare. No, sono due verbi distinti con significati distinti.
Allappare, come recitano i vocabolari, nella fattispecie il Devoto-Oli, significa «Produrre sui denti o nella bocca quell'effetto astringente che hanno le sostanze acide o di sapore aspro; anche assoluto: un frutto che allappa».
Alleppare, invece, desueto, significa «rubare con destrezza».
Per conoscere l'origine diamo la parola a Ottorino Pianigiani, Niccolò Tommaseo, Policarpo Petrocchi e altri. Si clicchi sui collegamenti in calce.
Etimo.it - leppare
Dizionario.org - alleppare
Google Libri - alleppare
Google.it - alleppare
Superfluità ridicole
Quando scriviamo, anche una lettera a un amico, per esempio, rileggiamo con attenzione quanto scritto perché possiamo infarcire il tutto di superfluità ridicole, a scapito della bellezza e della scorrevolezza del testo. Abbiamo scritto un'ovvietà? Può darsi. Piluccando però, qua e là, in varie pubblicazioni non ci sembra, poi, una ovvietà. Vediamo, dunque.
In corsivo marcato la superfluità: «Sono stato accolto con molto calore tanto che il mese prossimo ritornerò di nuovo a trovarvi»; «Abbiamo visitato il mercato rionale: nel cesto della lattuga c'erano dei piccoli vermiciattoli»; «Dopo l'incidente, i soccorritori lo hanno trasportato al pronto soccorso: aveva una forte emorragia di sangue»»; «Durante la parata militare davanti a tutti precedeva l'alfiere con la bandiera»; «Le persone sequestrate — si apprende da fonti sicure — stanno ottimamente bene»; «Il protagonista ha mostrato di possedere una speciale singolarità d'interpretazione»; «Il ragazzo deve impegnarsi con costante assiduità»; «La colazione sarà al sacco: affettato, frutta e due o tre pagnottelle di pane».
Potremmo continuare, ma non vogliamo tediarvi oltre misura. È bene, per tanto - come dicevamo - rileggere i nostri testi perché mentre scriviamo non sempre ci accorgiamo delle castronerie che inavvertitamente "buttiamo giù".

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