214. Sono degne di nota le frasi composte dai verbi avere, portare, usare, porre, mettere, perdere ecc. con un oggetto indicante un affetto dell’animo o un modo di trattare; le quali reggono un complemento d’interesse; p. es. portare amore, odio, invidia ad alcuno (Quanta invidia ti porto avara terra! Petrarca), usar de’ riguardi ad alcuno, perder l’amore ad o per alcuno ecc.
215. Il complemento d’interesse con un verbo trans. o intrans. sostituisce il complemento possessivo, quando si vuole metter più in vista il possessore che la cosa posseduta; p. es. rompere una gamba, prender la mano ecc. ad alcuno (non di alcuno). I due fratelli gli stavano a’ fianchi (non stavano a’ suoi fianchi). Manzoni. – Chi lava il capo all’asino, perde il ranno e il sapone. Giusti. – (L’amor di patria) Empie a mille la bocca, a dieci il petto. Monti: e con nomi di parentela: padre, figlio, marito, cognato ad alcuno;
216. o sostituisce un complemento locale (con in), coi verbi vedere, sentire, trovare, scoprire ecc. Io mi sentiva (sentiva in me) una necessità assoluta di fortemente applicare la mente. Alfieri. – A chi rimaneva col capo rotto, Don Abbondio sapeva trovar qualche torto. Manzoni.
217. Un certo numero di verbi intransitivi che, conforme al loro significato, reggono il complemento della persona interessata, possono cangiarlo in oggetto, divenendo transitivi. Per esempio, si usa più comunemente adulare, ajutare, soccorrere, sovvenire, compiacere, supplicare, insultare, avversare, benedire o maledire, somigliare, arieggiare, inchinare (per riverire), servire, supplire uno, che adulare ecc. ad alcuno, benchè anche questa seconda costruzione sia frequente. Al contrario si usa più comunemente obbedire ad uno, che uno.
218. Ciò si riscontra altresì in alcuni verbi composti, che sono divenuti transitivi; p. es. precorrere, precedere uno piuttostochè ad uno (vedi P. I, cap. XIV, § 5) contradire uno ecc.
219. Cosi pure un certo numero di verbi transitivi, che ad un oggetto di cosa sogliono unire il complemento della persona interessata, possono fare oggetto quest’ultima, e cambiare l’oggetto in un complemento con varie preposizioni. Per esempio, si usa comandare, dimandare, richiedere, persuadere, perdonare, consigliare, donare, defraudare e sim. una cosa ad alcuno, ma si usa pure comandare ecc. uno di od in q. c. Si usa invidiare q. c. ad uno, ma anche invidiare uno in qualche cosa o per qualche cosa o di q. cosa.
220. Altre volte il verbo, cambiando costruzione, cambia significato. P. es. aggradire una cosa vale averla cara; gradire ad alcuno, piacergli – assistere uno, soccorrerlo; assistere ad una cosa, trovarsi presente – attendere uno o una cosa, aspettare ecc.; attendere ad una cosa, prestarvi attenzione – credere ad alcuno, tener per vero ciò ch’egli dice; credere una cosa, tenerla per vera – provvedere q. cosa, procacciarla; provvedere a q. cosa, prendersene cura – sodisfare uno, pagarlo; ad uno, contentarlo ecc. ecc.
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