Compagnia
221. Affine al complemento d’interesse è quello di compagnia, che si esprime per mezzo della prep. con. Quivi con molta famiglia, con cani e con uccelli, in conviti ed in festa .... cominciarono a vivere. Boccaccio. – Delibera d’andare a starsi alquanto con lei. Boccaccio.222. Spesso si rafforza per mezzo dell’avverbio insieme: insieme con loro ecc. o con loro insieme (poco usato).
223. Il complemento di compagnia si usa anche in senso traslato, per indicare una congiunzione o comunicazione qualsiasi, amichevole od ostile. Quindi parlare, rallegrarsi o dolersi, incontrarsi, accompagnarsi, essere in collera, aver odio o rancore o amicizia. combattere, riconciliarsi ecc. con alcuno, – Frequenza, incontro, pratica, convivenza, contrasto, gara, lite, guerra ecc. con alcuno.
224. Coi verbi che indicano unione o mescolanza, il complemento di compagnia si alterna spesso a quello d’interesse, quasi senza varietà di significato; p. es. unire, congiungere, mischiare q. c. con od a; parlare, accompagnarsi con od a. – Mischiati sono a quel cattivo coro. Dante.
225. Dire o parlar fra se è oggi più usato che dire o parlar seco, frequente negli antichi. Confessarsi da alcuno ha senso religioso; confessarsi con alcuno è di senso più generale.
Strumento e mezzo
226. La cosa che serve di strumento o mezzo a qualche azione, si costruisce più generalmente colla prep. con. Come d’asse si trae chiodo con chiodo. Petrarca. – Lucia asciugavasi gli occhi col grembiule. Manzoni. – Con questi ordini militari e civili fondarono i Fiorentini la loro libertà. Machiavelli. Così p. es. vedere con questi occhi, battere colle mani o coi piedi, prendere colle molle, uccidere colla spada ecc. ecc.227. Spesso per proprietà di lingua alla prep. con (per lo più articolata) si sostituisce la prep. di (per lo più senza articolo) che forma col verbo tutta una frase; p. es. comprare di suo danaro, giuocare di bastone, entrare di un salto, rispondere di sua bocca; vedere di buon occhio; tirar di spada; salutare d’un cenno; uccidere di coltello. – Son notevoli le frasi col verbo dare; p. es. dar di mano a q. c., dar de’ remi in acqua, dar di petto in un muro, dar di piglio a q. c., dar d’occhio ad alcuno ecc. – Il giudice, siccome io vi dicea, Venne in questo palagio a dar di petto. Ariosto.
228. Altre volte vi si sostituisce la prep. a; p. es. chiudere a chiave, dire a bocca, andare a cavallo, a piedi, a vela, a remi; dipingere a olio; chiamare a nome; mostrare a dito; scrivere a penna; cacciare a calci, a pugni; giudicare a occhio; imparare, sapere a mente od a memoria, passare a nuoto o a guado; parlare ad alta o bassa voce; giuocare a carte, a scacchi ecc.; fare alle sassate ecc.; comprare o vendere a contanti, a peso, a caro prezzo ecc. (Cfr. qui sotto, § 28).
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