Prendere un granchio

Questa locuzione, conosciutissima e adoperata a ogni piè sospinto, si usa per mettere in evidenza, con una certa eleganza, il fatto che una persona — molto spesso — prende un grosso abbaglio, erra credendo di non... errare; oppure crede di aver fatto un grosso affare ed è stata, invece, raggirata.

L'origine, crediamo, non abbisogna di spiegazioni essendo intuitiva; la proponiamo, comunque, per dovere d'informazione.

L'espressione, dunque, deriva, con molta probabilità, dalla pesca con la canna: allorché il pescatore cala la lenza in un fondale basso e sente che il pescato comincia a dimenarsi per sganciarsi ritiene di aver pescato una grossissima preda.

Quando tira sú (sic!) l'amo la delusione, però, è forte: si ritrova un granchio.

21-07-2020 — Autore: Fausto Raso — permalink


Il ché e il... chè

Se non cadiamo in errore nessun sacro testo grammaticale in nostro possesso, a eccezione del Dizionario Grammaticale di Vincenzo Ceppellini, spiega che esistono due che accentati, uno con l'accento acuto l'altro con quello grave e cambiano di significato a seconda dell'accento.

Riportiamo dal Ceppellini:

«(Ché) con l'accento acuto è aferesi di perché. Congiunzione causale. Esempio: Me ne vado, ché non ne posso piú. Con l'accento grave (chè) si usa nelle esclamazioni per indicare meraviglia. Esempio: Chè! Non ti fermi un poco?; Chè!, te la prendi per così poco?».

20-07-2020 — Autore: Fausto Raso — permalink


Levarsi (o alzarsi) all'alba dei tafàni

Domani è festa, finalmente! — non poté fare a meno di esclamare Enrico, fuori di sé per la gioia — potrò alzarmi all'alba dei tafàni, non ho problemi di orari; la sveglia la getterò dal comodino, ho proprio bisogno di riposarmi».

Avrete senz'altro capito, amici lettori, che l'espressione adoperata da Enrico (alzarsi o levarsi all'alba dei tafàni) vuole mettere in evidenza il fatto che una persona si alza molto tardi, a mattinata inoltrata. Quante volte, anche voi, senza saperlo, avete messo in pratica questo modo di dire?

Per la spiegazione ricorriamo all'ausilio di Puccio Lamoni, uno dei notisti al "Malmantile racquistato", che così scrive: «All'alba dei tafàni (il tafàno è un insetto dei ditteri, simile alla vespa, le cui femmine si attaccano alla carne dei bovini e dei cavalli per succhiarne il sangue lasciando sulla piaga germi di malattie parassitarie, ndr) si dice quell'ora del giorno che il sole è nel suo maggior vigore, nella qual ora i tafàni sono piú vivaci... sicché levarsi all'alba dei tafàni s'intende levarsi di là da mezzogiorno».

17-07-2020 — Autore: Fausto Raso — permalink