Raccogliere le vele
Chi raccoglie le vele, ovviamente in senso figurato? La persona che abbandona un atteggiamento solitamente presuntuoso e, per questo, diventa più accomodante.
L'espressione è tratta dal gergo marinaro (di un tempo). Le vele si raccolgono, vale a dire si abbassano senza toglierle, quando si intende proseguire la navigazione senza rientrare in porto.
Sull' «abuso» della preposizione [di]
Due parole, due, sull'uso abusivo della preposizione di che va sostituita con altre che fanno alla bisogna. Come il solito pilucchiamo qua e là mettendo in corsivo la preposizione errata e in parentesi quella appropriata.
Gentile amico, voglia onorare la cerimonia di inaugurazione del locale della (con la) sua presenza; quel fanciullo è solito di (a, ma meglio ancora senza alcuna preposizione) piangere per un nonnulla; il due novembre tutti i cristiani recitano le preghiere dei (per i) morti; alla fine dello spettacolo nessuno poté trattenersi di (dall') applaudire; il giovinetto, anche se preso sul fatto, si guardò bene di (dall') ammettere la sua colpevolezza; stia tranquillo, gentile cliente, il nostro personale farà tutto il possibile di (per) accontentarla; la grande sala era pavimentata di (con) marmi di vari colori; di tanto in tanto gli ingranaggi vanno unti di (con) grasso; il bel viale è fiancheggiato di (da) platani maestosi; la gente cominciò a spazientirsi di (da, per) così lunga attesa; quel povero barbone era sfinito di (dalla) fame.
Un'ultima annotazione (fuori tema). La preposizione di non produce
geminazione (raddoppiamento fonosintattico): digià (non diggià); difatti (non diffatti) ecc.
L'ailurofobia
«Egregio dott. Raso,
un amico, assiduo frequentatore della sua rubrica, mi ha suggerito di rivolgermi a lei per un quesito. Una mia cugina ha una tremenda paura dei gatti: quando viene in contatto con un felino è presa da un vero e proprio attacco di panico. La domanda è: c'è un termine per definire questa “malattia"?
Vorrei consultare qualche vocabolario ma non so che parola cercare. Può aiutarmi? Ho messo il suo sito tra i preferiti, naturalmente.
Grazie infinite e cordiali saluti.
Severino A.
Catania»
Gentile Severino, sì, c'è un termine per indicare la paura che si ha alla vista di un gatto:ailurofobia.
Sostantivo di derivazione greca composto di αἴλουρος, “àilouros”, gatto e φοβία, “fobia”, timore, paura.

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