Bollisco

«Cortese sig. Raso,
qualche giorno fa, rassettando la cantina, ho trovato dentro uno scatolone un vecchio libro, forse di mio nonno, incuriosito l'ho sfogliato e sono stato colpito da un passaggio in cui l'autore scriveva: “Io bollisco sempre l'acqua
prima di berla”. È corretto quel “bollisco”? Forse il verbo, anticamente, si coniugava come finire?
Grazie e cordiali saluti
Giovanni S.
Orvieto
PS.: meraviglioso il suo libro.
»

Gentile Giovanni, sì, il verbo bollire nei tempi andati accettava le diverse forme in -isc- o senza (fa parte della schiera dei verbi così detti sovrabbondanti, con più forme per una stessa funzione), anzi la forma incoativa era preferibile per non confondersi con alcune voci del verbo bollare; ma adesso le moderne grammatiche consigliano solo l'alternativa senza l'infisso -isc-.
Va tenuta presente, poi, la distanza tra le grammatiche e l'uso. Certo, oggi, nessuno direbbe più che l'acqua bollisce<, però...

11-12-2020 — Autore: Fausto Raso — permalink


Defaticare e defatigare

«Gentile dott. Raso,
sto leggendo il suo libro “Un tesoro di lingua” che ho scaricato dalla rete: superlativo! Sto imparando molte cose che credevo di sapere...
Vi ho riscontrato, però, un piccolo “neo" (per ora, per lo meno) nella sezione del lessico (defatigante e defaticante): lei scrive che i verbi “defatigare” e “defaticare” hanno significati distinti. Il primo sta per “stancare”, il secondo per “togliere la stanchezza, la fatica”.
Incuriosito, perché nelle cronache sportive ho sempre letto defatigare e mai defaticare nell'accezione da lei segnalata, ho consultato il vocabolario Treccani in rete e, con mia sorpresa, ho letto che “defaticare” è variante non comune di defatigare. I due verbi, insomma, sarebbero sinonimi. Data l'autorevolezza del Treccani... Come si discolpa?
Con viva cordialità.
Tiberio G.
Lecce
»

Caro amico,
non devo discolparmi di nulla. Come ho scritto nel libro i due verbi hanno origini diverse e, quindi, significati diversi. Il fatto che il Treccani dissenta non vuol dire nulla.
Defaticare, comunque, non è a lemma in tutti i vocabolari (alcuni cadono nello stesso “errore” del Treccani). Lo registrano, con l'accezione da me riportata, il Sandron, il Devoto-Oli e il Gabrielli (clicchi su defatigare e defaticare).

10-12-2020 — Autore: Fausto Raso — permalink


Guadagnare

Due parole su un verbo che — a nostro modo di vedere — viene molto spesso adoperato se non in modo errato, impropriamente: guadagnare.
Il significato del verbo è — come si può leggere in un qualsivoglia vocabolario della lingua italiana — “ottenere o ricevere come utile o profitto da un lavoro, da una prestazione o da uno scambio commerciale”. Il verbo, insomma, implica una fatica fisica o morale.
È adoperato correttamente, quindi, in frasi tipo “guadagnare 250 euro il mese”; “è riuscito a guadagnarsi la simpatia di tutti gli astanti”; oppure, “guadagnare terreno”, vale a dire conquistarlo avanzando con fatica; “guadagnare tempo”, ottenerlo, cioè, con qualche artificio. Come si può vedere, dunque, negli esempi sopra citati c'è sempre l'idea del lavoro, della fatica.
Non è corretto usarlo in frasi — come si legge spesso sulla stampa — “ha guadagnato 300 mila euro nel gioco delle scommesse”. Dov'è la fatica? In questo caso e in altri simili il verbo appropriato è vincere.
Insomma — non vogliamo essere ripetitivi — in frasi in cui non è sottintesa l'idea della fatica, l'uso del verbo guadagnare è errato o, per lo meno, improprio. Non si dirà, quindi, “guadagnare l'uscita”; “guadagnare in fretta la fuga”; “la nave ha guadagnato il porto in nottata” e frasi simili.
In buona lingua ci sono verbi propri che fanno alla bisogna: raggiungere, arrivare, entrare, giungere e simili.

09-12-2020 — Autore: Fausto Raso — permalink